
“Hai capito, Geniù? Te la senti di fare il tuo dovere come io, e tua madre, e la buon’anima di tuo padre, l’abbiamo sempre fatto?” Gènia fece segno di si con il capo. E con la stessa sottomissione, ascoltò tutti gli avvertimenti e i consigli che le fecero. Si, lo sapeva bene come doveva comportarsi…. Ubbidiente, sicuro…. rispettosa…. Non si sarebbe lagnato nessuno. Poi si mise lo scialletto nuovo e seguì la madre.
Trama
Personcine di Maria Messina è uno spaccato delle realtà più umili dell’Italia rurale di inizio Novecento. Pubblicata nel 1921, questa raccolta di racconti presenta l’infanzia come tema chiave. Bambini e ragazzi vengono ritratti in scene di vita quotidiana, manifestando la tenerezza e l’innocenza della giovinezza come tesori inestimabili in grado di donare significato profondo agli episodi più semplici e genuini. La sensibilità dell’autrice dialoga in maniera non banale con la letteratura per ragazzi del Primo Dopoguerra: Maria Messina affianca i valori tradizionali del patriottismo e del rispetto dell’autorità a preziosi spaccati di ciò che la naturalezza di un bambino può insegnare alla società sua contemporanea. Altro tema ricorrente tra le righe è il punto di vista femminile nell’Italia dell’epoca e l’importanza dello sguardo profondo e comprensivo della donna di tutte le età.
Recensione
Riscoprire certe meraviglie del passato è sempre esaltante. La casa editrice 13Lab sembra decisamente impegnata e senza dubbio vincente in questa crociata non semplice e, dal mare nostrum dei romanzi dimenticati e degli autori di perduta memoria, riesce immancabilmente a tirare fuori la perla, la chicca, il gioiello che in questo modo torna a brillare, a riflettere la luce e a donare nuove impressioni al lettore.
Nel caso dell’uscita di oggi, 14 marzo, c’è anche di più, perchè insieme al fulgore di un romanzo pubblicato nel 1921, 13Lab festeggia la sua autrice, Maria Messina, che nacque a Palermo proprio il 14 marzo di 136 anni fa. Un’autrice a torto dimenticata se escludiamo alcune ripubblicazioni delle sue opere avvenuta negli anni 80. Nonostante Maria Messina si fosse fatta portavoce scomoda delle istanze femminili dell’epoca, vessillo di tutte le donne che agli albori del XX secolo ancora vivevano schiacciate tra le anguste pareti domestiche, segregate e mute. I suoi scritti risentono pienamente delle prerogative dell’epoca, dentro ad una Sicilia chiusa e perbenista in cui la donna è una creatura vinta, che ritaglia un suo spazio chiudendosi in se stessa, un tutt’uno con il focolare che custodisce e del quale è schiava.
In Personcine sono i fanciulli i messaggeri ai quali Maria Messina affida i propri pensieri, attraverso una serie di racconti in cui il tipico candore dell’infanzia, la semplicità con cui il bambino guarda alla vita e il mondo degli adulti, costituiscono una chiave di lettura portatrice di verità e di saggezza. I bambini spesso sono sottovalutati dai grandi. Le loro esigenze, i loro desideri bistrattati e non presi sul serio, perchè l’infanzia è un contenitore di spensieratezza e di fugacità, che fa dell’abilità di dimenticare la sua forza. Eppure i bambini sanno sopportare e trarre il bello anche dalle esperienze più tremende. Sanno rassegnarsi, sanno adattarsi e spesso insegnano a chi sta loro di fronte, con l’innocenza e la semplicità che li contraddistingue.
I bimbi di Maria Messina sono piccoli adulti in miniatura che affrontano la vita con onestà intellettuale, grazia infinita e grandissima speranza. Sono profondi, altruisti e spontanei e sono attori straordinarie di vita, colmi di qualità che non avremmo mai pensato potessero possedere.
Un raccolta di racconti in cui spunta una morale ad ogni giro di pagina. In cui specchiarsi e cercare di imparare a vivere. Un esempio di resilienza e di fortitudine per noi grandi, che sottovalutiamo i nostri bimbi senza rammaricarci di ciò che il tempo ci ha fatto lasciare indietro.
L’autrice
Maria Messina fu una grande scrittrice di cui, dopo la morte avvenuta nel 1944, si perse il ricordo. La memoria letteraria è stata molto avara nei suoi confronti, solo dopo la ristampa di alcune sue opere nel 1980 e l’attenzione di Leonardo Sciascia, si aprì uno squarcio sul silenzio che la circondava.
Era nata a Palermo il 14 Marzo del 1887 da Gaetano e Gaetana Valenza Traina. Nel 1903 si trasferì con la famiglia a Mistretta e lì visse fino al 1909. La maggior parte delle sue opere risentono delle atmosfere di quel luogo, nel cuore dei Nebrodi, della provincia messinese. In seguito si spostò in varie parti d’Italia per seguire il padre che era un ispettore scolastico: in Umbria, nelle Marche, in Toscana e infine si stabilì a Napoli.
A vent’anni fu colpita dalla sclerosi multipla, malattia che la costrinse a condurre una vita schiva, quasi sempre tra le pareti domestiche.
Intrattenne intensi rapporti epistolari con Giovanni Verga ed Ada Negri. Quest’ultima curò la prefazione ad una sua raccolta di novelle del 1918 Le briciole del destino e pur non avendola mai incontrata le scrive: “Mia piccola sorella Maria, non ti conosco fisicamente ma mi sembra di conoscere bene la tua grande anima”.
Tra le sue raccolte di novelle ricordiamo Pettini fini del 1909, Piccoli gorghi del 1911 e Personcine e Ragazze siciliane del 1921.
Fu anche autrice di libri per ragazzi e ragazze: Cenerella, I figli dell’uomo sapiente, Il galletto rosso e blu e Il giardino dei Grigoli.
- Casa Editrice: 13Lab
- Collana: Myosotis
- Genere: classico
- Pagine: 149
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