MERIDIANA di Marco Emanuele Pollano

Riconobbe l’odore del sangue.
Incapace di seguirne la traccia visiva, ne annusò la presenza, senza stupirsi di non aver sbagliato la ricerca.
Non sangue qualsiasi, ma piastrine arcinote, abbandonate in quel luogo dalla sua memoria, buone a sporcare radici e neve per i sei lunghi mesi di quel febbrile inverno.

Trama

Una quieta valle alpina ha assistito, impassibile nelle sue atmosfere cristalline, a un delitto.

Beatrix, bella ragazza belga nota per il suo carattere particolare, sembra scomparsa. Angelo, un montanaro burbero e fragile, sa che la donna giace morta in una buca tra gli abeti, occultata da un lungo inverno. Ma questa è una verità che egli deve a ogni costo nascondere. A tutti: in primis alla moglie Clara, donna dai tanti silenzi enigmatici, poi ai rocciosi abitanti del suo borgo, e naturalmente alla polizia che allertata da François, equivoco fratello della vittima, arriva a indagare.

Ma il passato custodito tra quelle sfavillanti montagne è carico di segreti, e il loro intrecciarsi rende la vicenda molto più ambigua di quanto non appaia.

Negli occhi del commissario Giovanna Altamura, meridionale pratica e dalla acuta sensibilità, prendono a svilupparsi i contorni di un enigma feroce e sottile, i cui protagonisti strisciano nei risvolti di inquietanti tortuosità psicologiche.

Sentimenti in apparenza domati nelle grigie pieghe di un rapporto consolidato si destano improvvisamente e chiedono con veemenza una rivalsa. Nelle arie leggere della montagna si crea allora un delicato equilibrio di sospetto e di minaccia, che in un meccanismo perfetto finisce per serrarsi sui protagonisti, avviluppandoli in un crudele triangolo criminoso.

L’attenta caratterizzazione dei personaggi, la trama affatto scontata e la narrazione in cadenze sapienti regalano un romanzo elegante e complesso, che si inserisce a pieno titolo nella tradizione del miglior giallo italiano.

Recensione

 “Meridiana” è l’opera prima di Marco Emanuele Pollano ed anche il primo romanzo che leggo dopo aver intrapreso una bellissima collaborazione con Giovane Holden Edizioni, casa editrice che apprezzo molto e che sono certa farà parlare di sé.

Il genere è uno dei miei preferiti. Non si contano più i romanzi appartenenti a questo genere che nel tempo ho letto. Italiani, stranieri, contemporanei, classici. Belli, brutti, sorprendenti ma anche scontati e poco brillanti. Pietre miliari del genere, ma anche di autori sconosciuti.

Ho maturato la convinzione che non esiste genere più insidioso per un esordiente. Difficile creare una trama coerente. Complesso trovare uno schema investigativo che sia intricato ma anche comprensibile ai più. Un’impresa assai ambiziosa creare dal niente personaggi convincenti, interessanti e originali. E poi dare al romanzo quel ritmo narrativo che crea suspense, che fa battere il cuore ad un ritmo elevato, che non ti fa staccare gli occhi dalle pagine.

Eppure, “Meridiana” scarta queste difficoltà e passa il traguardo senza sforzi particolari, grazie ad una serie di caratteristiche che adesso vi illustro.

Il libro gode di un’atmosfera claustrofobica, quasi asfissiante. La sensazione, durante la lettura, è quella di trovarsi intrappolati in un luogo angusto, che non offre vie di fuga. L’aria viziata, un ambiente ostile e ristretto, occhi impenetrabili che ti guardano dentro. E il freddo, la neve che rende i contorni indefiniti.

Ci troviamo in una valle alpina, che si intuisce isolata e ostile verso chi è forestiero. I suoi abitanti hanno interiorizzato la solitudine, la superstizione e la diffidenza propria del paesaggio, impervio e chiuso. Montanari che vivono in simbiosi con un ambiente avaro e quasi crudele, il cui stesso dialetto  è oscuro e incomprensibile.

L’isolamento è tale da esercitare un potere ipnotico sugli abitanti della valle, che sembrano soggiacere al potere subdolo della suggestione. In special modo Angelo, un montanaro arcigno e di pochissime parole, la cui vita è stata attraversata da una luce calda e fugace quando, in gioventù, ha amato Beatrix ricambiato da lei. Una passione carnale e travolgente che doveva rimanere segreta. Perché Armando è sposato e ha un figlio.

La scomparsa di Beatrix è al centro della trama. E da essa si dipana una vicenda sordida, della quale fin dall’inizio conosciamo i dettagli. Una storia dove i sentimenti prendono il sopravvento sulla morale. Sentimenti che non sono necessariamente virtuosi, ma che possono assumere i toni grigi e l’odore nauseabondo della gelosia e dell’avidità. Che parlano di delusione, di sacrificio, di incomprensioni mai sanate. Che possono irretire una persona fino a spezzare la sua volontà e i suoi principi.

Sarà il commissario Giovanna Altamura che, chiamata ad indagare sulla scomparsa di Beatrix,  dovrà scontrarsi con un muro di omertà e di pregiudizi.

Lei, che porta nel cuore il sole del sud Italia e che dovrà penetrare l’animo dei valligiani. Lei, che troverà in quella terra ostile un filo invisibile che lega il gelo e il sole, in un parallelismo che racchiude in sé tutte le contraddizioni del mondo. Lei, che nonostante tutto riuscirà a trovare un valido alleato anche nelle freddi nevi piemontesi.

E si sa, il sole, alla lunga, scioglie anche la neve più ostinata. E così il mistero sarà svelato. E ci sarà anche il colpo di scena finale a lasciare il lettore a bocca aperta.

Dunque, ottima ambientazione per l’opera di Pollano. Bella la prosa, arricchita da dialoghi in dialetto e buono l’incedere del racconto, che scorre fluido attraverso capitoli brevi, che vedono una sapiente alternanza delle scene, espediente che spezza la narrazione e la rende interessante.

Il personaggio della Altamura non arriva tuttavia ad avere quella centralità che ci si aspetta da un thriller, generalmente incentrato proprio sulla figura investigativa. Le intuizioni della commissario sono deboli  e la sua figura poteva essere maggiormente sviluppata. Perché è stata trasferita così lontano? Cosa si è lasciata alle spalle? Hai dei segreti? Dei demoni da combattere? Una vita privata infelice? Siamo così assuefatti a leggere di investigatori dannati e tormentati che finiamo per cercare l’abisso in ognuna di queste figure!

Invece lei se ne sta in disparte e ci lascia a crogiolarci nella nostra curiosità, senza soddisfarla a pieno!

Diciamo che in questo romanzo è proprio l’intuito a latitare. Perché anche la soluzione del caso è affidata … al caso! Per contro, esso enfatizza il senso del segreto, inteso come mistero da chiarire ma anche come l’ostacolo che impedisce a persone che vivono gomito a gomito di comunicare e di condividere.

Il senso di oppressione e di chiusura è massimo proprio tra chi invece dovrebbe godere di fiducia e confidenza reciproca. E questa sensazione di asfissia è resa davvero in modo eccelso e devo dire che l’ho particolarmente gradita.

Insomma, in ultima analisi, non possiamo negare il valore e la fruibilità di questo romanzo che brilla per le atmosfere che ricrea e per lo studio approfondito dell’animo umano e delle sue pulsioni.

Buona la prima per Marco Emanuele Pollano a cui auguro il successo e la visibilità che merita.

  • Casa Editrice: Giovane Holden
  • Genere: thriller
  • Pagine: 237

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