LEI MI AVREBBE DETTO SI di Manuel Pomaro

Mi sono appena svegliato. Solo pochi istanti fa ti stavo sognando: era il nostro matrimonio e tu eri al mio fianco. Mancano solo poche ore a questo lieto evento e spero che, in un modo o nell’altro, tu sarai accanto a me.

Trama

Miriam e Ascanio attraversano una crisi di coppia. La ragazza intreccia una relazione con Pablo, un cuoco che organizza cene emozionali.

Ascanio scopre il tradimento e prepara un’atroce vendetta.

Lauren sta cercando di allontanarsi da una relazione satura. Un incontro a Capodanno la indurrà a credere che ciò sarà possibile, ma gli strascichi del precedente rapporto potrebbero minare il suo tentativo di tornare ad amare.

È giusto credere che in prossimità di eventi catastrofici nascano le migliori storie d’amore?

Può una proposta di matrimonio portare allo stesso tempo gioia e disperazione?

Recensione

Al rosa ho sempre preferito il nero.

Eppure, quando Manuel Pomaro mi contattò (uso il passato remoto perché l’ho fatto aspettare un po’ troppo per questa recensione) accettai subito di leggere il suo romanzo, complice l’educazione e il garbo con cui si interfacciò con me.

Ed eccomi, qualche settimana più tardi, dunque, alle prese con un romanzo “romance”.

L’inizio non è stato idilliaco. Non mi riconoscevo con nessuno dei personaggi, a mio avviso semplici, superficiali, di poca sostanza. Uomini e donne abbagliati dalla forma e non dalla sostanza. Dediti a passioni futili, di scarsi principi, dalla carne debole e dall’intelletto mediocre.

Proseguendo, stoica, la lettura, ho iniziato a fare la pace con loro.

Ad un certo punto, infatti, la storia cambia registro. Non vi ho trovato più solo dei quasi quarantenni che latitano nel lasciare il terreno fertile e rigoglioso della gioventù e delle donne desiderose solo di “accasarsi”. Ma ho iniziato a rilevare l’amarezza di non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo, perduti in labirinti di relazioni futili . Mi sono imbattuta in tematiche importanti, come la violenza e la sudditanza psicologica che troppo spesso prolifica sotto le mentite spoglie dell’amore. E nel bisogno, legittimo e insopprimibile, di trovare una persona da amare, che ci supporti e ci aiuti nel cammino della vita.

La stessa figura del protagonista, Ascanio, prende sostanza a partire dalle seconda metà del libro. Matura, in un certo senso e lo fa grazie all’autostima che la relazione appagante con Lauren gli ha regalato.

Ascanio, che si presenta piatto, pantofolaio e banalotto, si trasforma piano piano in un uomo a tutto tondo, capace di perdonare, di cambiare per amore della donna che ama, di apprezzare le gioie della famiglia.

In un certo senso tutti i personaggi che gravitano intorno ad Ascanio e a Lauren crescono e trovano la loro dimensione.

Ma in ogni storia d’amore che si rispetti occorre trovare anche un lieto fine adeguato.

E Manuel Pomaro ce lo propina, inaspettato e molto emozionante.

Quindi, nel complesso una buona prova per Pomaro, che ha dalla sua una scrittura scorrevole e una certa disinvoltura nell’avvicendarsi dei dialoghi. Certo, il romanzo è leggero e tale, probabilmente, deve essere e rimanere. Dal canto mio avrei preferito un maggiore spessore. Per esempio, un approfondimento sui personaggi, sul loro lato psicologico, sul loro passato. Maggiori passaggi descrittivi e meno dialoghi. Maggiore partecipazione, quella che imprigiona il lettore nell’anticamera della poesia e lo fa riflettere sul senso della vita. Quello,in altre parole, che rende la lettura un viaggio dentro se stessi.

Ma in questo modo sarebbe stata un’altra storia, probabilmente anche meno apprezzata dal pubblico, al quale Pomaro propina pane per i loro denti.

Che dire, ancora? Sicuramente che io non sono la persona più adatta a recensire questo romanzo.

D’altro canto è bene uscire ogni tanto dalla nostra confort zone e provare a leggere anche qualcosa di diverso dal solito.

L’unico dispiacere è la consapevolezza di fare, mio malgrado, un torto a questo autore che, leggo su instagram, è davvero molto apprezzato dai lettori del genere.

Non posso che scusarmi con Manuel se non ho rispettato le sue aspettative. Non desidero muovergli una critica, vorrei fare esattamente il contrario.

Vi dirò di più: Manuel potrebbe tranquillamente pensare ad un seguito della storia. Il finale che ci lascia è una sorta di inizio che potrebbe essere utilizzato ad arte per lo scopo.

Per cui, Manuel, confessa: stai già scrivendo il seguito delle vicende di Ascanio?