
“Non preoccuparti. Lo prenderemo. E’ solo che non siamo abituati a cercare i veri colpevoli”. Aveva ragione; non erano agenti né investigatori. Erano persecutori, carnefici autodidatti che sapevano solo sfondare porte e tirare per i capelli i sospettati che venivano serviti loro su un vassoio. Questa volta era diverso. Avevano a che fare con un vero criminale. Un predatore che, a sua volta, sapeva come sfuggire agli inseguitori.
Trama
Germania, fine anni Trenta. I corpi senza vita delle mogli di due gerarchi nazisti vengono ritrovati tra le luci sfavillanti di una Berlino mondana, inconsapevole della guerra imminente. Le indagini sono affidate al brutale e spietato ispettore Franz Beewen. L’alto ufficiale della Gestapo si mette subito all’opera e segue i primi indizi, che lo conducono nello studio di Simon Kraus, uno psicanalista specializzato nell’interpretazione dei sogni. Potrebbe essere lui ad avere la chiave per capire chi sia l’assassino. Le vittime erano sue pazienti, ed erano entrambe tormentate dall’incubo di essere inseguite da un uomo con il volto coperto da una maschera di marmo. Una figura che per Kraus è la personificazione di paure e traumi, ma che, alla luce dei fatti, potrebbe essere più reale di quanto si immagini. C’è qualcuno, però, che ostacola Beewen e Kraus nel cammino verso la verità. E non è solo l’assassino. Perché i due stanno cercando risposte proprio là dove il partito nazista nasconde i suoi segreti più torbidi e inconfessabili. Ma non si fermeranno davanti a nulla. Anche se questo vorrà dire mettere in dubbio i valori della patria.
Ogni romanzo di Jean-Christophe Grangé conquista il podio delle classifiche francesi. Con il bestseller I fiumi di porpora ha ottenuto il successo internazionale, confermato anche in Italia dove i suoi libri hanno venduto oltre 350.000 copie. Nella Maschera di marmo, Grangé torna con una trama avvincente e l’ambientazione originale e conturbante della Germania nazista. Un thriller cinematografico che sorprende a ogni pagina, come sa fare solo un vero maestro della suspense.
Recensione
Jean-Christophe Grangé non è certo un autore al quale manchino la stoffa e il coraggio di ambientare un thriller in un periodo storico complicato e dalle mille sfaccettature. Grangé ha talento da vendere, ha una penna prolifica e profonda e quella fantasia sfacciata e tentacolare che gli ha permesso di confezionare molti capolavori di genere, successi mondiali che tuttavia, a mio avviso, non hanno trovato il meritato riscontro in Italia.
Personalmente amo la sua penna. Precisa, affilata, mai superficiale, bensì prodiga di frequentissime incursioni dentro la psicologia umana, della quale sa interpretare ogni movimento e ogni movente.
Grangé non è quel tipo di autore che affida al sangue le sue sfide. Al contrario, Grangè ha dalla sua la capacità di costruire trame di ampissimo respiro, dove il thriller è un po’ una comparsa. Non il motore principale dell’opera. Bensì un particolare, che incidentalmente muove i suoi personaggi alla ricerca di un colpevole. Ma dentro alla trama c’è sempre altro e questo ulteriore elemento è proprio lo studio della mente umana. Delle sue aberrazioni, dei sui tormenti, delle sue mire. Elementi che arrivano, in qualche modo, a spingere qualcuno alla prevaricazione, alla violenza.
Un preambolo doveroso, a mio avviso, per farvi capire che quando si parla di un romanzo di Grangé si è costretti ad entrare nella storia con tutte e due le gambe e occorre tenersi pronti ad affondarvi fino al collo. La trama vi prenderà in un abbraccio morbido e pericoloso e vi costringerà a scendere a patti con le vostre paure, i vostri desideri più intimi, pronti a dover ammettere che ognuno di noi può ritrovarsi in balia di sentimenti ambigui, subdoli, avversi, tali da spingere la nostra mente al limite di ogni legittimo pensiero.
Ma veniamo a questo romanzo. Siamo in Germania, alla vigilia della seconda guerra mondiale. Hitler ha in pugno le sorti di una nazione che desidera sopra ogni cosa prendersi una rivincita, dopo la bruciante sconfitta del primo conflitto mondiale. La Germania rivendica un posto in prima fila nel mondo, un posto che ritiene gli spetti di diritto. Il popolo germanico deve essere all’altezza di questo compito, a costo di ripulirlo dai rami secchi, dai pesi morti, rendendolo forte, inattaccabile, geneticamente perfetto.
Ma il popolo ha paura. La guerra incombe, le milizie hitleriane diffondono terrore e incertezza. La violenza, la prevaricazione sembrano coinvolgere tutti, nessuno escluso. Persino chi opera al servizio delle S.S, della Gestapo, a volte vacilla al pensiero di quella violenza della quale è spesso artefice e del terrore che serpeggia tra la gente.
In questo clima di profonda incertezza alcune mogli di potenti gerarchi nazisti iniziano a morire. Morti violente, per mano di un fantomatico uomo mascherato. Morti scomode, che arrivano a colpire ai fianchi i vertici del potere e a mettere in qualche modo in dubbio la sua legittimità, che da un lato attrae come miele per le api ma dall’altro terrorizza chiunque vi si avvicini, proprio perché non ha limite né remore.
Dall’altra parte della barricata troviamo tre personaggi che non potrebbero essere più diversi tra loro. Un agente della Gestapo, arruolatosi per obbedire ad un vago senso di rivincita, ma che non sa riconoscersi a pieno nel ruolo del cattivo. Uno psicologo dal passato dubbio e dal presente decisamente fuori dalle righe. Una nobile caduta in disgrazia, che si è votata al servizio dei deboli e dei malati. Tre personaggi incredibili, veri, caratterizzati alla perfezione, ognuno dei quali incarna un pezzetto dello spirito tedesco dell’epoca, che Grangè racconta con grande partecipazione emotiva e enorme rispetto della verità storica, cogliendo ciò che non è sempre possibile cogliere in un libro di Storia.
Intorno a loro una Berlino ormai priva di speranza, che si china sotto il peso della guerra, persa in un destino del quale non si sanno più riconoscere i confini, le logiche e gli intenti.
La Storia di quel periodo si erge a enorme protagonista di questo romanzo e Grangé si rivela un burattinaio impeccabile, abile nel saper interpretare non solo gli eventi storici ma anche gli intimi pensieri della popolazione di allora, quale che sia il suo rango.
Una storia che già conosciamo ma che vale la pena rivedere e riconsiderare, nelle sue sfaccettature più intime. Grangè costruisce un vero capolavoro storico, che descrive con acume, imparzialità e grande trasporto emotivo.
Un thriller corposo, dunque, che non si legge certo nello spazio di una notte, ma che tuttavia scivolerà velocemente tra le dita del lettore, complice la scrittura coinvolgente e la costante curiosità che l’autore instilla nel lettore.
Una lettura consigliatissima per gli amanti della storia recente, ma anche meravigliosamente confezionata per chi ama cogliere nel thriller le eco dei tasti che muovono l’animo umano e che lo rendono artefice o succube del proprio destino.
L’autore
Jean-Christophe Grangé è autore di romanzi di grandissimo successo che hanno ampliato i confini del thriller tradizionale. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo e venduti in milioni di copie, sono pubblicati in Italia da Garzanti. Spesso sono stati portati sul grande schermo, e I fiumi di porpora ha vinto il premio Grinzane Cinema 2007 per il miglior libro da cui è stato tratto un film.
- Casa Editrice: Garzanti
- Traduzione: Doriana Comerlati e Giuseppe Maugeri
- Genere: thriller
- Pagine: 713
Bellissima recensione, grazie Laura! Non conosco l’autore, infatti ora voglio andare a curiosare; magari acquisterò uno dei suoi romanzi. Buona serata! 🙂
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