PER SEMPRE, ALTROVE di Barbara Cagni

 
La Rufina accarezzò Berta e le mise in braccio il bambino. Mia sorella lo strinse forte e vidi un lampo di vera serenità nei suoi occhi, mi sembrarono vivi come mai erano stati in quegli ultimi cinque anni.
“E’ la testa, bambine”, disse la mamma toccandosi la tempia con un dito rivolta a me e a Clarissa. “Non importa l’età, è tutto qui dentro. Dovete pensare con la vostra testa. Ricordatevelo”.
La Nena la pensava allo stesso modo. “Una donna deve pur scegliere per sé”, commentò. “Per il vostro compleanno vi regalerò un paio di pantaloni, vedrete come sono comodi”, ci disse grattandosi il porro.
Vi sedemmo tutte intorno al tavolo e la Gilda riempì i bicchieri, la Rufina ne prese uno e salì le scale per portarlo al figlio. Poi scese e si accomodò tra noi. Berta era accanto alla mamma, con la sua razione abbondante di pane accanto al bicchiere. Mangiò in silenzio, svuotò il piatto e quando afferrò la prima fetta di pane la vidi sorridere.


 

Trama

A volte, l’unica scelta possibile è quella di partire.

Un libro sull’emigrazione intesa in senso lato, da un paese, da se stessi, dagli altri, e sui danni provocati dal senso di sradicamento e dalla solitudine che la scelta di partire spesso comporta.

È una domenica d’autunno del 1955 quando una telefonata raggiunge la famiglia della piccola narratrice della storia per avvisare che Berta, la sorella maggiore a cui è più legata e che è da poco emigrata in Svizzera, ha iniziato a dare segni di squilibrio. Il padre parte immediatamente per riportare la figlia a casa, nel piccolo paese di montagna dove il tempo trascorre lento come il Piave giù a valle e dove la comunità affronta la vita con la stessa naturalezza degli alberi del bosco, anche se con radici assai più fragili: sono sempre di più, infatti, i giovani costretti a emigrare per trovare lavoro, così come aveva fatto anche Berta, spinta da una sofferenza profonda e tutta personale.

La protagonista del libro, così, ripercorre la dolorosa vicenda della sorella ma anche tutto il prezioso mosaico di vite del paese in cui ha trascorso l’infanzia, tra gli abbracci della migliore amica Clarissa, le chiacchiere delle comari, i discorsi impegnati del padre, i balli in piazza d’estate e gli addii, purtroppo sempre più numerosi, di coloro che provano a cercare fortuna altrove.

Un’autrice nuova che affronta temi importanti con una scrittura estremamente delicata e un’amorevole cura dei dettagli: in Per sempre, altrove si intrecciano i desideri e le fragili speranze di chi parte e di chi resta, ma anche di chi non sarà più in grado di tornare indietro. Un romanzo suggestivo che parla di distacchi e lontananza, ma anche e soprattutto una potente riflessione sull’amore, il coraggio e la solidarietà tra donne che, spesso dimenticate, sono da sempre il cuore pulsante di ogni comunità.


Recensione

Gli anni cinquanta e una vallata chiusa tra i monti del Cadore. Un piccolo centro dove le donne vivono per lo più sole. Gli uomini se ne sono andati. Se ne vanno, in paesi lontani, alla ricerca di un’opportunità che renda la vita dignitosa.  E chi è rimasto spesso latita dal suo ruolo di padre o di compagno di vita. Le donne del Comelico sono forti. Abituate a vivere con poco. A portare sulle spalle il fardello della famiglia, dei figli da allevare. Lavorano sodo e sono rassegnate a una vita di fatiche.

La piccola Reda racconta,  con la sua voce limpida e capace di penetrare le sfaccettature di un’esistenza ingrata e a volte indecifrabile, la vita di questa comunità e della sua famiglia. Cinque figlie femmine tra cui Berta, la più bella, la più delicata, che sfiorirà accanto ad un sogno infranto, persa in un mondo inaccessibile di cui nessuno possiede la chiave. Berta, emigrata anche lei in cerca dell’oblio, tornerà a casa con la mente rotta, senza più scintille negli occhi. Conoscerà le aberrazioni della medicina del tempo, che cura il malessere psicologico con la violenza e il distacco, nella convinzione di poter aggiustare un equilibrio perduto con un frettoloso e invasivo rattoppo.

Berta, che si trova altrove, per sempre. In un luogo che nessuno potrà mai visitare.

La storia di Berta è il pretesto per entrare nella vita di tutte le donne del paese. E per ripercorrere il fenomeno dell’emigrazione che in quegli anni interessò molte parti d’Italia. Utopia di una vita migliore ma anche come un distacco traumatico dalle abitudini di una vita. Le condizioni di vita degli emigranti sono dure, fatte di emarginazione e sfruttamento. E di morte, che rincorre gli uomini nel sottosuolo, tra i cunicoli delle miniere. E le donne, nelle acque putride delle risaie piemontesi.

E al paese, spesso strette nel lutto e negli stenti di una vita familiare ingrata e a volte violenta, le donne del Comelico fanno quadrato. Si aiutano, si sostengono, accettano con fermezza gli schiaffi della vita, anche quelli più violenti. Si fanno forza e capiscono che possono farcela anche da sole. Che se sono dure anche gli uomini le rispetteranno, perché ne avranno paura. Che, in fondo, possono fare a meno di un uomo che esiste solo per umiliarle.

Barbara Cagni esordisce con questo romanzo, delicato e crudo al tempo stesso. Entra in punta di piedi nel cuore vivido di un recente passato, in cui la vita mostra tutti gli angoli e le asperità, fatte per forgiare una generazione di donne che si farà trovare pronta per tutte le sfide degli anni a venire, non ancora concluse, in verità.

La sua scrittura conquista al primo sguardo e porta il lettore in un ambiente vivo, palpitante ma anche arcaico e arretrato. Dove alla medicina si preferisce la magia. Dove l’uomo semplice china la testa perché ignora le cose dei potenti, di chi è istruito. E accetta di essere l’ultimo ingranaggio di una catena che finisce per stritolarlo.

Eppure, da lontano, arrivano le prime eco delle lotte sindacali. E si inizia ad alzare un poco lo sguardo, incontro ad una consapevolezza che porterà anche il popolo a pretendere di contare qualcosa.

I temi che affronta la Cagni sono importanti e intergenerazionali. Uno su tutti quello del distacco, che dilania chi parte e chi resta in egual misura, portandolo a confrontarsi con l’incertezza e lo straniamento, con il nuovo che spaventa, distrugge ed apre a scenari inaspettati  con cui fare i conti. Crescere oppure perire. Un tema antico e ancora aperto, ora più che mai.

La sua scrittura scivola via come olio e regala al lettore una dolce tristezza. La malinconia di un passato che appare ingrato e insopportabile. E la consapevolezza di avercela fatta, in qualche modo. Di essere sopravvissuti ed essere diventati migliori.


L’autrice

Barbara Cagni è nata a Milano, dove si è laureata in Biologia e ha studiato Scrittura creativa.


  • Casa Editrice: Fazi Editore
  • Collana: Le Strade
  • Genere: narrativa italiana
  • Pagine: 197