MAGNIFICA CREATURA di Antonella Boralevi

Guardavo e mi rendevo conto che l’universo dove avevamo abitato fino ad allora noi Valiani era invecchiato di colpo, disintegrato da quella musica che spaccava i timpani, dai liquidi colorati dentro ai bicchieri, dai balli sfrenati, dallo sfarzo, dallo sfoggio, da quella mania di fare, costruire, creare, inventare. Tutto nuovo, tutto moderno, come era nuova e moderna la casa che mia sorella aveva saputo escogitare. Tutto vibrava di energia, quella sera, nell’attico e superattico sospeso dentro un cielo di velluto. Non era una casa che si inaugurava, era una società appena nata che trovava il suo posto. E al centro, come sempre, c’era Ottavia.

Trama

Toscana, 1951. Luminosa e spavalda, Ottavia si sposa per il rotto della cuffia per evitare il marchio di zitella. Verdiana la spia dall’ombra, mangiata di invidia e di solitudine. Sono due sorelle, ma sono due opposti. Una sembra vincere tutto, l’altra non riuscire ad afferrare nulla. La loro grande famiglia, i Conti Valiani, cresciuti nel privilegio, ora incontra gli arricchiti Salvadori, che abitano la fatica di chi si è fatto da solo. Nell’Italia del boom, che ha voglia di entusiasmo e normalità, c’è una morale pubblica e ci sono i peccati privati. Cesare, il marito di Ottavia, non resiste a esibire le proprie libertà alla moglie, mentre lei, impeccabile e radiosa nel vortice delle feste, delle Prime, della scalata al successo, continua a portare con sé il ricordo di un grande amore perduto. Con l’arrivo di Verdiana al Palazzo di San Miniato le apparenze non si possono più salvare, e il gioco si farà sempre più feroce.

Il vento nuovo degli anni Sessanta, che nasce tra balli scatenati e idee impegnate, travolge tutti come la grande alluvione del 1966 a Firenze. Ma ogni tempesta porta con sé una seconda possibilità, il momento di scoprire la magnifica creatura che è nascosta in ognuno di noi e chiede solo di essere ascoltata.

Un romanzo che parla al cuore. Due vite intrecciate, tra amori che non finiscono e desideri irresistibili, in un paese che ricomincia a sognare. Quando arriva una seconda occasione, siamo pronti a riconoscerla?


Recensione

Una è il sole. L’altra l’ombra. Una è luce, l’altra buio.

Ottavia, splendente, volitiva, una stella che brilla e illumina tutto ciò su cui posa il suo sguardo. Bella, intelligente, sicura di sé. Certa di piacere e nata per compiacere.

Verdiana, scialba, grigia, consapevole di essere insignificante. Nata e cresciuta all’ombra di Ottavia, che acceca chiunque la guardi. Che crea ordine e perfezione dove c’era caos. Che rende succubi del suo fascino chiunque la guardi. Verdiana, seconda anche nelle attenzione del padre. Che cresce crogiolandosi nella sua invisibilità, costretta sua malgrado ad assistere ai continui successi di Ottavia.

Sono sorelle e sono nobili. Piccole principesse in un’epoca che affonda le sue radici nella povertà, nell’orrore della guerra, alla quale assistono impotenti e che cancella con un colpo improvviso di spugna sogni e speranza della giovinezza. Complici ma anche nemiche. Vicine ma corrose da una competizione sempre più accesa e infida.

Ottavia calpesta tutto e tutti per inseguire la felicità. Verdiana assiste alla sua scalata verso il successo come una spettatrice invidiosa, presa a cogliere in fallo la sorella per accaparrarsi una fettina di felicità e un po’ di attenzione.

Siamo nel 1951, la guerra è ormai quasi dimenticata. Ottavia si sposa con un parvenu , rozzo, insulso e bruttino. Le nozze servono per allontanare lo spauracchio del nubilato, una condizione abominevole per una donna. Negli anni cinquanta ci si sposa per avere una voce, seppur fievole, nella società. Ci sposa e si affronta con stoicismo lo spauracchio dell’infelicità. Ma Ottavia è una stella che non muore. Ottavia è un animale che si adatta al destino che gli tocca. Si ambienta e riesce a trarne vantaggio. Non smette di ammaliare, anzi, accresce il suo fascino e ostenta il successo.

Verdiana invece appassisce e si innamora dell’uomo sbagliato. Si concede gioie fugaci e aberranti  e finisce per soccombere e per crogiolarsi nella sua mediocrità. E’ una vipera che morde per difendersi ma che perisce del suo stesso veleno. Una vita piatta, banale e inutile. Invisa da tutti, invecchia intrappolata nella sua perfidia e nella sua iniquità.

Intorno a loro c’è l’Italia del dopoguerra.  Gli anni della rinascita, del boom economico. Delle automobili, del frigorifero, del boogie woogie, dei primi timidi accenni di un femminismo che si svilupperà a pieno titolo solo più avanti.

Gli anni in cui tutto diventa possibile. Anni intrisi di ottimismo, di voglia di fare, di desiderio di felicità e di passioni da liberare, senza filtri né freni inibitori. Anni in cui Ottavia fiorisce e Verdiana perisce. Ma la sorte ha un asso nella manica e a volte sovverte un destino che sembra segnato. Ci saranno vecchi e nuovi amori, passioni smodate e scomode. Fughe, ritorni. E nascondersi, per poi scoprirsi. Crescere, cambiare, aprire gli occhi. E concedersi il lusso di soccombere, di fallire. Di tornare al punto di partenza. Di lasciare andare. Di rimediare e di rinascere. E magari anche perdonare il torto più grande. E ricominciare a vivere.

Antonella Boralevi si conferma artefice di una storia che toglie il fiato e il sonno. Deliziosamente incastonata in un’epoca recente seppur lontanissima dal nostro presente, la storia della famiglia Valiani è un gioiello narrativo senza pecche, capace di far volare il lettore e di catapultarlo in una storia vivida, appassionata e meravigliosamente caratterizzata.

E’ ancora Verdiana che tiene in mano le redini della narrazione e che ci regala un punto di vista insolito, quello della sorella sfortunata, che subisce gli sgambetti di un destino che l’ha vista nascere e crescere in un cono d’ombra. Ed è ancora lei che scava nella sua memoria e ricostruisce gli anni della rinascita e del riscatto con un ritratto vivido e ammaliante.

La prosa, impeccabile e prodiga di colpi di scena, regala un affaccio privilegiato sugli umori e le speranze delle donne e degli uomini degli anni ruggenti. Le prime ancora vittime di un ruolo che inizierà via via a stare loro sempre più stretto. I secondi attaccati ad un’ideale distorto di virilità e ad un’immagine di donna che si sta progressivamente sgretolando.

Antonella Boralevi riesce nell’impresa di prendere il meglio da tutti i suoi protagonisti, nonostante alcuni di loro abbiano un contegno discutibile. Ed estrapola il meglio anche dalla nostra Italia, fulgida e intraprendente nell’epoca che più di tutte l’ha vista brillare.

Non mi rimane che chiedermi chi sia la meravigliosa creatura alla quale la Boralevi allude nel titolo di questo secondo capitolo della saga dei Valiani. Ottavia, con la sua aura di perfezione e stupore? Verdiana, che sopporta l’amarezza di una vita vissuta ai margini della storia? L’Italia, che risorge fulgida dalle macerie della guerra? O forse Diomira e Ida, nate serve e divenute donne consapevoli e realizzate?

Ecco, io penso che la magnifica creatura siamo noi. Noi che non ci arrendiamo, che crediamo ancora nel potere salvifico della lettura, che rileggiamo la nostra Storia per trarne una lezione e per migliorare il domani. Noi, che sappiamo ancora immaginare, che preferiamo la parola scritta alle immagini preconfezionate. Noi che ci concediamo di sognare a occhi aperti. Noi che leggiamo una storia tessuta da chi ha mantenuto la voglia di narrare e di stupire. Una storia incantevole che è parte della Storia.


L’autrice

Antonella Boralevi è autrice di romanzi, racconti, sceneggiature, saggi. Ha portato in televisione il talk show di approfondimento emotivo. Tiene rubriche su quotidiani e settimanali. Il suo Lato Boralevi esce ogni giorno sul sito della “Stampa”. Commenta su “Huffington Post”. Tra i suoi romanzi, Prima che il vento (2004), Il lato luminoso (2007), I baci di una notte (2013), Chiedi alla notte (2019), La bambina nel buio (nuova edizione La nave di Teseo, 2019). Con Tutto il sole che c’è (La nave di Teseo, 2021) ha creato una saga di grande successo. È tradotta in Germania, Francia, Giappone, Russia. Magnifica creatura è il suo ventitreesimo libro.  


  • Casa Editrice: La Nave di Teseo
  • Collana: Oceani
  • Genere: narrativa italiana
  • Pagine: 476