LA VOCE DENTRO di Frances Leviston

Più lo lavori, più il feltro si restringe. I bordi diventano ondulati, irregolari; si increspa, e gli avvallamenti si riempiono di schiuma. Pensi che sia rovinato, e a volte è così; ma altre volte si sta solo avvicinando alla sua nuova forma. Versi altra acqua per sciacquare la schiuma e poi, quand’era relativamente pulito, lo metti ad asciugare su un grande telaio, in inglese “tenter”, da cui deriva l’espressione “to be on tenterhooks”, che significa “essere sulle spine”.

Trama

Le dieci protagoniste di questo romanzo in quadri si chiamano tutte Claire. Hanno età e vite diverse, ma le loro storie costruiscono il ritratto di un’unica donna riflessa in uno specchio frantumato. Claire è una presentatrice televisiva che manda all’aria la sua prima intervista importante; Claire assume un’assistente robot di nome Patience perché si prenda cura della madre anziana al posto suo, ma poi viene divorata dalla gelosia; Claire è una danzata assente e distaccata, che affida a un diario le sue insospettabili avventure sessuali; e Claire è una figlia in rotta con la madre, che decide di affrontare per l’ultima volta affidando il suo grido di rabbia a un inquietante burattino.

Con una lingua elegante e musicale, e pennellate che vanno dal grottesco all’horror, Frances Leviston racconta il momento, doloroso e liberatorio, in cui una donna decide di deviare il corso della propria vita, lasciandosi alle spalle quella voce interiore che nasce dal rapporto col materno. Come moderne Cassandre, le sue protagoniste si ritrovano in un mondo che non ha i tratti familiari del passato, ma non per questo rinunciano a seguire la natura profetica delle loro fantasie, infiniti corridoi da percorrere senza paura di trasgredire le regole e s dare l’autorità.

Questo libro è per chi coltiva lamponi in un orto d’estate, per chi ha viaggiato in tutta Europa tra le pagine di Tutto quello che è un uomo, per chi di fronte a un pianoforte chiuso si copre le orecchie per proteg­gersi dal silenzio, e per chi ha dipinto una cifra in più sul quadrante dell’orologio, per vivere in un’ora inventata dove non invecchiare mai.


Recensione

Portano lo stesso nome. Sono donne che vivono tutte un dissidio interiore, che transitano in un’esistenza che si contorce su se stessa, a stravolgere, a fraintendere, a supporre qualcosa che si rivela trascendente, sconosciuto, irreale, fastidioso.

Dieci vite, dieci storie di lotta, contro nemici spesso incorporei, che stanno dentro, al riparo, nascosti bene dalle vesti esterne, dai pensieri altrui, dalle convenzioni.

Claire, questo è il nome che ricorre. Luce, faro, trasparenza, in netto contrasto con il buio che incombe su ognuna di loro. Ogni Claire è stretta in un dolore, che non riesce a neutralizzare con la sola forza di volontà.

L’umore che prevale in questa raccolta è la rassegnazione, la resa. Ed anche la sconfitta. Una sconfitta che non porta dolore, ma solo la constatazione di un destino avverso, proteso verso il fallimento come un male inevitabile.

Ogni Claire ha una storia familiare insolita, che la porta ad incrinare l’idea di coesione, di solidarietà che il concetto di nucleo familiare pretende. Ogni Claire ha in testa un’idea felice, un intento virtuoso, che tuttavia, altrettanto puntualmente naufraga e implode.

Non conta l’età, il ceto, la provenienza, la situazione. Claire, quale che sia la donna di uno dei dieci racconti, combatte con un’ombra, uno spauracchio. E inevitabilmente perde.

Frances Leviston ha grande dimestichezza con le parole. La sua penna è svelta, arguta, ammiccante. Tesse in scioltezza lessici che allungano le loro braccia verso l’estasi e il tripudio della poesia, affrancandosi dalla schiavitù della metrica. Il senso di asfissia è latente, ma ammicca dalla prosa densa di significati sottili e dalle atmosfere stantie e opprimenti di vite disilluse, che si rassegnano a rimanere banali e attanagliate da un senso di sconfitta.

Così è la Claire che manda a monte un sogno, o la Claire che si ritrova a competere con un robot. Quella che si scontra con l’inconsistenza e le insidie di un personaggio immaginario o quella che va incontro a un ricordo disturbante e mai dimenticato. Claire ha spesso un rapporto conflittuale con sua madre. Claire soffre per l’incapacità di trattenere un amore o di provocarlo.

I quadri che disegna la Leviston sono acquarelli delicati ma anche dipinti a tinte forti, aggressivi e sfrontati. Dipinti in cui rispecchiarsi, in cui lenire i nostri malumori e le nostre delusioni. Un romanzo che permette al lettore di praticare la consolazione di un “mal comune, mezzo gaudio”. Che lo lambisce con l’idea che l’infelicità è democratica e distribuita tra gli abitanti della terra con una sbalorditiva perequazione.

Un’incursione nel disturbante mondo privato degli altri, che a volte può sembrare un prato sempre verde, ma che spesso è una brughiera battuta dal vento, che spettina i capelli e lascia il capo scoperto, nudo.


L’autrice

Frances Leviston è una scrittrice e poetessa inglese, e insegna alla University of Manchester. Le sue raccolte di poesie, Public Dream e Disinformation, sono state candidate al T.S. Eliot Prize, al Forward Prize for Best First Collection, al Jerwood ­Aldeburgh First Collection Prize e al Dylan Thomas Prize. La voce dentro è stato inserito dal Guardian tra i migliori libri del 2020. NNE pubblicherà anche il suo prossimo romanzo.


  • Casa Editrice: Enne Enne Editore
  • Collana: La Stagione
  • Traduzione: Ada Arduini
  • Genere: narrativa straniera
  • Pagine: 249