
Me la ritrovo qui, addosso, con i pugni a stringermi la maglietta.
“Fammi scappare”.
I suoi occhi bruciano. Gli occhi che ha.
Trama
Mimì è folle di dolore: il figlio Michele, quindici anni, si è tolto la vita. Si dice che sia colpa di Nicole, la compagna di scuola, che ha rifiutato ridendo il suo regalo, un quaderno di poesie.
Mimì non è un padre come gli altri. È un boss della Sacra, e per quel gesto vuole vendetta: così prende Nicole e la rinchiude in una casa sperduta nella campagna salentina. Il guardiano della casa, Veli, rivede in Nicole la ragazza che ama: Arianna, la figlia maggiore di Mimì. Anche Arianna ama Veli. O forse lo amava, prima che la morte del fratello bruciasse tutto e tutti come un incendio. Tra Veli e Nicole fiorisce un legame fatto di racconti e silenzi, ma anche di sfida e ferocia.
In una narrazione a più voci, animata da una lingua che impasta prosa, poesia e musica, Io sono la bestia racconta storie d’amore anomale, brutali, interrotte. Ma Andrea Donaera racconta soprattutto un destino di violenza scolpito nella pietra del linguaggio, che esplode travolgendo l’innocenza di personaggi e luoghi.
Recensione
Gli amori malati, che feriscono. Gli amori che non sanno neanche di esserlo, perché nascono dalla paura. Che nascono distorti, come una pianta in un dirupo, che viene su piegata su se stessa, cercando la luce.
Ma qui di luce non ce n’è. C’è solo una penombra che sta in agguato, pronta a diventare buio profondo o luce che acceca.
Nella densità, nell’orrore di questa storia c’è chi cerca di difendersi da un male che abbraccia ogni cosa e chi c’è cresciuto dentro il male. Senza difendersi, ha accolto il male dentro sé, come se fosse l’unico modo per vivere in una terra bellissima e avara, dove un solo gesto produce vendetta e odio profondo. Dove si vive il ricatto della paura. Una terra rassegnata ad accogliere il sangue dei suoi figli. Un purgatorio dal quale non si fugge, che imprigiona, che riduce al silenzio.
“Io sono la bestia” è una storia di dolore, che non trova sfogo né sollievo. Un dolore che inizia e finisce con la morte.
La morte è l’incipit, ma anche la causa e l’effetto dei fatti che seguiranno. Alla morte però non si rimedia, né con la vendetta, né con il perdono. Neppure con l’oblio, neppure con il sangue versato.
La morte alla fine distrugge tutto. E non servirà per evitare l’implosione di tutto e di tutti. Al male perpetrato, al male subito non c’è rimedio, né salvezza. Rimane solo la perdita e la condanna di una storia che si ripete, immutata.
La vita fa capolino, timida, dalle parole di Nicole, così feroce nel suo desiderio di crescere libera. Dagli sguardi di Veli, che spera di poter fuggire da un destino di rinuncia. Dai pensieri di Arianna, che ha amato chi non avrebbe dovuto amare. E irrompe nelle poesie di Michele, che nell’amore crede di poter sopire il male che ha subito da chi lo avrebbe dovuto proteggere.
Ma la morte è più forte. Ammorba la testa di Mimì, che vuole tacitare i ricordi e i rimorsi, che sono diventati macigni dopo che Michele si è tolto la vita. E rimane sovrana, a dettare legge e a pretendere di essere la soluzione per tutti i mali.
In mezzo a questi eventi c’è la scrittura di Andrea Donaera, una lama affilata che incide la pelle in mille ghirigori di sangue. Una ferita sottile, che fa male e non guarisce. Che lascia una cicatrice indelebile.
Parole che creano sprazzi di vita. Dialoghi brevi, la semplicità di un parlato quotidiano, che non cerca il virtuosismo ma che tende, invece, a dare sensazione, a colpire il lettore, a lasciarlo senza fiato.
Una prosa che tocca nel profondo, che lascia che l’immedesimazione sia completa e sfiancante. Un vortice che risucchia e la sensazione di andare a fondo insieme a Michele, a Veli, a Nicole, a Arianna, a Mimì.
Donaera crea un romanzo a più voci e sono voci che nascono dal profondo, dalle viscere e dal cuore dei suoi personaggi. Ascoltarli diventa il modo per penetrarli e per riflettere sulle strade che utilizza l’amore per palesarsi, per venire a galla.
C’è amore ovunque, anche dove c’è morte e distruzione. Ma l’amore non trova alcun pertugio da forzare, per irrompere nelle vite di chi rimane. Ciò che è stato rimane. Ciò che è stato tornerà ad essere. Senza soluzione, né lieto fine.
L’autore
Andrea Donaera è nato nel 1989 a Maglie ed è cresciuto a Gallipoli. Nel 2019 ha pubblicato per NNE il suo romanzo d’esordio,Io sono la bestia, che è stato salutato da pubblico e critica come un vero caso editoriale ed è stato tradotto in Francia. Collabora con il quotidiano Domani e scrive per Metalitalia.
- Casa Editrice: Enne Enne Editore
- Genere: Narrativa italiana
- Pagine: 227
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