DELLA STESSA SOSTANZA DEI PADRI di Davide Rocco Colacrai

c’era l’ombra dell’uomo che sarei diventato
l’amore che si era congedato da me
cerchi di sospensione che invecchiavano il cuore
la carenza di felicità
una minestra raccolta nel mio cappello
gli ultimi istanti di una sigaretta sul marciapiede
valigie immobili e vuote
e tutto quel che rimane dopo il dolore e Dio
 
(da “La sottile bellezza dell’imperfezione”)

I versi di Colacrai escono da una penna elegante, che incastona persone, avvenimenti, sensazioni, istituzioni, osservazioni in frasi nelle quali ogni parola è al suo giusto posto, ha il suo giusto peso. Parole capaci di far provare pietà, rabbia, malinconia, desiderio di riscatto, illuminando la realtà di una luce nuova e non comune.


Una silloge sugli uomini. Poesie come frammenti di vite, nate e poi disperse nell’aria. Uomini che hanno calpestato il suolo di questo pianeta, in epoche diverse, lasciando orme profonde oppure lievi tracce, quasi invisibili. Uomini sconosciuti e uomini noti, fatti della stessa sostanza.

Mai come in questa raccolta è chiara la sensazione che ogni vita racchiude in sé un mondo intero. Un mondo sconosciuto e imprevedibile. Che ci scuote nel profondo, perché in queste vite possiamo riconoscerci.

Ho trovato delicatissime le immagini che il poeta ci dà dell’Uomo. Un Uomo che si spoglia delle sue velleità, e che resta nudo a mostrare le sue ombre e i suoi contorni più teneri. Uomini soli, uomini perseguitati. Uomini che inseguono un sogno. Uomini che hanno perduto il loro baricentro.

Uomini senza filtri, che non temono di mostrarsi. Lontanissimi dall’essere eroi, pur vestendone inconsapevolmente i panni.

“Della stessa sostanza dei padri” richiama alla mente l’ineluttabilità della condizione umana. E il dolce amaro che si trae dalla ripetizione degli eventi. Da sentimenti in cui ci riconosciamo, gli stessi che hanno fatto vibrare gli animi dei nostri predecessori.  O che hanno reso memorabili e meravigliose le vite di chi ci ha preceduto su questa terra. Che hanno reso un’esistenza unica e irripetibile oppure che l’hanno scardinata, rendendola un lago di odio o di dolore.

Ne ricaviamo un senso di rasserenante coralità, un balsamo per la nostra anima. E nasce la profonda compassione verso i dolori dell’Uomo. Verso le sue pene che epoca dopo epoca convergono a lambire la nostra vita. Verso le ingiustizie che da sempre attanagliano il mondo. Verso la debolezza, dalla cui asperità sono nati gli acuti più sublimi.

Davide Rocco Colacrai torna con il suo magico cesello, a disegnare virtuose volute dentro chi legge i suoi versi. Innalza la nostra anima, che finalmente può grondare lacrime di sollecita compassione, quella che netta la nostra anima e che eleva il nostro senso del giusto. Che poi, tuttavia, dimentichiamo, perché buia è la nostra natura e oscuri i nostri istinti.

Ma una voce come quella di Colacrai non è mai vana. Al contrario, è necessaria, a darci anche solo un minuto di beatitudine. Un minuto che a volte vale una vita intera.

L’autore

Giurista e Criminologo, dal 2008 Davide Rocco Colacrai partecipa regolarmente a Concorsi Letterari e, sino a oggi, ha ricevuto oltre seicento riconoscimenti, anche internazionali ed europei (tra gli ultimi: il Premio “Luigi Grillo” di Afragola e il Premio “Giulio Enaudi” di Paternò, entrambi vinti per la seconda volta; il Premio “Cinque Terre – Golfo dei Poeti: Sirio Guerrieri”, il “Giugno Locrese”, uno dei più longevi e prestigiosi premi letterari italiani, e il Premio “Città di Livorno”).
Autore di quattro libri: “Frammenti di parole” (GDS, 2010), “SoundtrackS” (David and Matthaus, 2014), “Le trentatré versioni di un’ape di mezzanotte” (Progetto Cultura, 2015) e “Infinitesimalità” (VJ Edizioni, 2016).
Nel tempo libero, insegna e studia recitazione, è autore radiofonico per whiteradio.it, colleziona 45 giri da tutto il mondo (ne possiede duemila), ama leggere, praticare sport all’aria aperta e viaggiare.

  • Casa Editrice: Le Mezzelane
  • Genere: poesia
  • Pagine: 72