
Trama
Con la caduta del Muro di Berlino tutti i simboli della Repubblica Democratica Tedesca sono crollati uno ad uno, lasciando spazio a prodotti e stili di vita occidentali. Con una sola eccezione: Unser Sandmännchen (‘il nostro Sabbiolino’) era una trasmissione per bambini che andava in onda la sera sulla tv di Stato della Ddr e il cui protagonista aveva il compito di accompagnare i giovani telespettatori tra le braccia di Morfeo, spargendo su di loro la sua sabbia magica. Come tutti i prodotti della propaganda, anche Sabbiolino era pensato per far crescere le nuove generazioni nel mito del socialismo. Nonostante questo è riuscito a vincere la corrente contraria che, dopo la Wende, ha visto una progressiva occidentalizzazione della parte est della Germania, approdando al di là del Muro. Anzi, ad oggi, può essere considerato uno dei simboli più fulgidi della cosiddetta Ostalgie, ossia la nostalgia per alcuni aspetti di quella drammatica vicenda che fu la Ddr, depauperati ormai di ogni valenza politica e vissuti come simulacri di un’infanzia mitica e lontana. Narrare un periodo così delicato della Storia attraverso il personaggio di Sabbiolino fornisce quindi una chiave di lettura valida ed inedita, per raccontare con delicatezza il brusco passaggio di un’intera generazione all’età adulta.
Recensione
Questo grazioso libro di Cristino, che a prima vista può passare per un romanzo dell’infanzia, è invece una lucida ed approfondita analisi della ormai sepolta DDR, alias Repubblica Democratica Tedesca, baluardo dell’era comunista nell’Europa del dopoguerra.
Non lasciatevi ingannare dalla copertina, che raffigura un buffo ometto con un cappello a punta e un pizzetto bianco accanto ad una traballante automobile di altri tempi. Non si tratta di un pupazzo qualsiasi, ma di un ambasciatore di tutto rispetto, l’unico capace di operare una migrazione al contrario dopo la caduta del Muro di Berlino. L’unico simbolo che dall’Est totalitario e oscurantista sbarcò nell’Ovest opulento e libero, mentre era in atto il terribile stillicidio di persone che dopo la caduta del Muro si riversarono fuori dai confini asfissianti della Germania Est.
Sabbiolino fu un prodotto della Germania comunista. Nato come protagonista di un programma per bambini, alla sera li preparava ad un sonno sereno e pieno di sogni, grazie alla sua polverina magica che, messa sugli occhi di ogni bambino, lo avrebbe indotto al sonno. Il buffo ometto era in realtà uno strumento della propaganda comunista, che pretendeva un controllo assoluto sulle menti vergini dei bambini della DDR, quelli che domani sarebbero divenuti coscienziosi e consapevoli cittadini della Germania socialista. La sabbia magica, in realtà non doveva addormentare solo i bambini ma un popolo intero, ottenebrato da un regime totalitario e annientante.
Pur legato a doppio filo a questo suo ruolo, Sabbiolino seppe interpretarlo fin da subito con grande capacità di personalizzazione, coadiuvato da una canzoncina orecchiabile e dal fascino che esercitava sui fanciulli dell’Est grazie all’impressionante parco macchine di cui disponeva. Sabbiolino ogni sera alle 19 compariva in TV su un mezzo diverso: avveniristiche auto, elicotteri e altri marchingegni volanti, barche, moto. Persino su razzi spaziali, all’epoca in cui la Russia duellava con gli Stati Uniti per il primato spaziale.
Il caro pupazzetto, che nell’aspetto fondeva la saggezza di un vecchietto e l’aspetto ingenuo e fresco di un bambino, viveva mille avventure e era protagonista di strabilianti viaggi in tutto il mondo, con una casuale predilezione per i paesi dell’orbita comunista. Sabbiolino viaggiava così come i suoi spettatori, grandi e piccoli, erano invece prigionieri del regime e della Stasi. I vertici politici del tempo avevano già capito che pur non potendo viaggiare, i piccoli seguaci di Sabbiolino poteva sfogare la loro voglia di evasione semplicemente vivendo a distanza le avventure del pupazzo.
E mentre la fama di Sabbiolino prolificava in germania Est, i televisori dei piccoli tedeschi dell’Ovest iniziavano inesorabilmente la ricerca del segnale che proveniva dal Muro. Invano le TV occidentali provarono ad acquistarne i diritti. Sabbiolino era un preziosissimo mezzo di idealizzazione della DDR, fondata sulla solidarietà sociale e su un millantato successo industriale.
Sabbiolino rimase un prodotto dell’Est fino a quel fatidico 9 novembre 1989, quando, improvvisamente, il Muro crollò. Sabbiolino divenne così l’omino del sonno della Germania unita, unico baluardo di una Germania che cessò immediatamente di esistere. Simbolo, molto più tardi, della “ostalgie”, la struggente nostalgia di chi aveva vissuto lo shock derivante dal repentino sradicamento dalle proprie origini.
Sabbiolino, il perequatore delle due Germanie, che, così distanti l’una dall’altra per leggi, storia, economia, diritti individuali e per ogni altra cosa sotto il cielo, divenne l’unico prodotto che resistette alla caduta del Muro. Quasi a voler dire che l’infanzia è davvero una sorta di lente multicolore, che livella tutto e tutti con il suo sano senso di estraneità.
Attraverso le gesta di questo strabiliante omino del sonno, Cristino racconta con enorme chiarezza e incredibile dimestichezza narrativa un evento cruciale per il Novecento quale il crollo dell’Impero Sovietico e la seguente divisione della Germania in due blocchi, divisa da un muro che venne raffigurato come necessario per contenere una società giusta dalla quale trarre ispirazione.
Gli anni della Guerra Fredda, le rocambolesche fughe da Berlino Est, la repressione del regime totalitario, il grigiore della dittatura, con la sua propaganda e i suoi frusti simboli, uno su tutto la Trabant, il sogno a quattro ruote dei tedeschi dell’Est.
Per finire poi a quale fatidico 9 novembre del 1989, quando i picconi si abbatterono sul cemento armato che divideva il bello dal brutto, il giusto dall’errato, il bianco dal nero, senza che fosse ancora chiaro da quale delle due parti puntasse l’ago della bilancia.
E tra vincitori e vinti, ecco che Sabbiolino non perde un etto del suo fascino. Sabbiolino rimane in piedi, unico vero unificatore dell’infanzia tedesca.
Un’opera piacevolmente centrata sulla verità storica, magnificamente costruita e portatrice di un diverso quanto curioso e interessante punto di vista sulla storia del secondo dopoguerra.
L’autore
Francesco Pietro Cristino è giornalista, vice-caporedattore della redazione Interni del Tg1. È stato collaboratore dell’emittente radiofonica multilingue Funkhaus Europa del servizio pubblico tedesco ArdWdr. Vincitore per due volte del Premio Campione dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, è autore del documentario tv Good bye Vietnam – L’Italia e l’avventura dimenticata dei boat people.
- Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo
- Genere: saggio storico
- pagine: 184
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