L’ARIA INTORNO A NOI di Tom Malmquist

Apro la finestra. Fuori tutto è calmo e silenzioso. Solo qualche macchina che passa in lontananza. Attorno ai lampioni fluttuano cristalli di ghiaccio. Non sembra nemmeno neve, sembra che l’aria si sia improvvisamente congelata.

Trama

È il 2010 quando Tom Malmquist legge su un vecchio quotidiano la notizia della morte di Mikael K., un uomo di trent’anni trovato senza vita in una grotta alle porte di Stoccolma. Omicidio o suicidio? Il fatto risale al 1991, quando Tom era poco più di un ragazzo, e il caso rimane irrisolto e viene archiviato. Dopo quasi vent’anni, Tom si documenta con l’intenzione di scrivere un libro, e via via scopre sempre più inquietanti analogie che lo legano alla vittima. Guidato da un’ossessione frenetica si trasforma in un detective irriducibile, e l’indagine diventa il suo unico traguardo, come se trovare un senso alla vita e alla morte di Mikael fosse la chiave per trovare un senso alla propria vita, e un nuovo inizio.

L’aria intorno a noi è un’inchiesta narrativa su un uomo senza qualità, nascosto nelle pieghe di un fatto di cronaca. Muovendosi con coraggio tra autofiction e true crime, Tom Malmquist riesce a rivelare il mistero di ogni vita, che negli occhi degli altri può prendere forma e consegnarsi alla potenza abbagliante dei ricordi.

Questo libro è per chi ha provato a indovinare il peso del suo cuore, per chi vorrebbe rendere omaggio a John May di Still Life, per chi torna ai luoghi d’infanzia dove si orienta seguendo solo la memoria, e per chi vorrebbe rendere eterno l’istante leggero e perfetto in cui si taglia un traguardo, quando la fatica sembra scomparsa e le gambe non hanno ancora smesso di correre.


Recensione

Malinconia, male di vivere. Margini che si accartocciano sulle solitudini, che sono tante e diverse.

Tom Malmquist scrive una sorte di biografia camuffata da fiction, che si snoda in una Svezia fredda e indifferente, lontana dalla sua facciata di perfezione. Tom è un uomo adulto, che svolge una professione dai confini poco delineati. E’ uno scrittore e scrivere è cura ma anche dannazione per la sua vita. Un’esistenza che sembra felice, destinata a scorrere senza attrito sui binari dell’abitudine.

Tom vuole dimenticare il suo passato, si illude di averlo fatto dal momento che è riuscito a sganciarsi da una famiglia opprimente e ha una compagna dalla quale aspetta un figlio. Ma il passato torna a bussare alla sua porta, la spalanca, offrendola ai venti gelidi dei ricordi. Un omicidio avvenuto vicino alla casa della sua infanzia, si riaffaccia ai suoi occhi. Un fatto molto oscuro, che non trovò soluzione ai tempi e che aprì gli occhi dell’opinione pubblica sulla morte assistita, un argomento spinoso, difficile da inquadrare e da comprendere.

Tom si getta a capofitto nell’impresa quasi disperata e ossessiva di rivangare il caso. Ascolta testimonianze, legge i rapporti dell’inchiesta e si lascia risucchiare dai fatti di quel lontano 2010. La vittima, Mikael, era molto sola, forse omosessuale, sicuramente preda di complessi e di psicosi di vario genere. Tanto da far sospettare di voler morire per mano altrui.

Sulle solitudini, sulle incomprensioni, sull’invisibilità dei chi vive ai margini si appoggia l’indagine interiore di Tom, che prende le mosse dal vecchio cold case per giungere ad affrontare i propri fantasmi. La paura di crescere, l’insoddisfazione di una vita che sembra destinata allo squallore, il disintegrarsi della famiglia. L’incapacità di comprendere se stessi, di trovare la propria strada sono i tarli che hanno azzannato la giovane vita di Tom e che tornano a dilaniare le sue carni, anche a distanza di anni.

Cercare l’assassino di Mikael, trovare un movente a quella sua morte assurda, diventa per Tom l’unico modo per scendere a patti con la sua giovinezza, con i suoi errori e le sue paure, in realtà mai guarite del tutto.

Il dolore ammanta le pagine di questo romanzo e un senso di asfissia lo avvolge strettamente. E’ difficile lasciar andare i ricordi che fanno male, Tom lo sa e solamente dopo molti anni complicati riesce in qualche modo a far la pace con la morte di Mikael e venire a patti con il suo passato oscuro.

L’aria intorno a noi è una miscela in cui l’ossigeno latita. Pesante, deprimente, senza speranza di un soffio salvifico che porti nuova vita. E’ l’aria della consapevolezza, l’aria dell’accettazione. L’aria che racchiude tutti gli odori del mondo, alcuni soavi effluvi, altri miasmi irrespirabili. L’aria che dobbiamo respirare, ad ogni costo. Adattando i polmoni ad una miscela di gas spesso velenosa.

Tom Malmquist ci circonda di parole piene di echi, che non riescono in nessun modo a trovare uno spiraglio di serenità. La sua scrittura è ottenebrata e ottenebrante. Chiusa, buia. Senza alcun cenno di vitalità.

Non c’è spensieratezza nella gioventù, né gioia nella vita adulta, presa in ostaggio dall’incertezza in ogni sua accezione. Solo il tempo può lenire i nostri graffi, salvandoli dalla cancrena. Solo il perdono riesce a risarcire le ferite e le ustioni, riconducendoci tra le braccia della terra, come in principio.


L’autore

Tom Malmquist (1978) è uno scrittore e poeta svedese. L’aria intorno a noi è stato pubblicato in numerosi pae­si, e NNE pubblicherà anche il suo romanzo d’esordio, In Every Moment We Are Still Alive, che ha vinto diver­si premi internazionali, fino ad arriva­re in vetta alla classifica del New York Times.


  • Casa Editrice: Enne Enne Editore
  • Traduzione: Katia De Marco
  • Genere: narrativa straniera
  • Pagine: 291

LA MIA PROPRIETA’ PRIVATA di Mary Ruefle


La vecchiaia felice arriva a piedi nudi e porta con sé grazia e parole gentili, e maniere che la cupa giovinezza non ha mai nemmeno conosciuto.

Trama

In questo libro, Mary Ruefle, tra le maggiori poetesse e artiste americane, raccoglie pensieri, riflessioni e visioni sull’amore, sull’arte, la felicità e il tempo. A metà tra memoir e diario, La mia proprietà privata è una scatola magica, che una volta aperta mostra incredibili meraviglie: un sogno bizzarro dove Dio ti chiede quale vestito deve indossare; la solitudine sconfinata di una foresta coperta di neve; un romanzo scritto su centoquattro piatti da portata di cui ne rimane solo uno. Sono oggetti preziosi raccontati con una voce poetica intrisa di umorismo e disincanto, ma anche di fiducia e tenerezza; attraverso di loro, l’autrice ci accompagna nel mondo che conosciamo per mostrarcelo con occhi nuovi, in una libera associazione di parole e sentimenti che parte dal quotidiano per abbracciare il senso profondo dell’esistenza.

Fotografie e musica, neve e nuvole, tutto ci immerge nella trama del romanzo di noi stessi, e una tristezza che si tramuta in gioia tinge di colori speciali ogni frammento, lava la nostra mente e i nostri occhi, ci fa capire e sentire di poter essere capiti. La proprietà privata che Mary Ruefle ci offre non è che la nostra libertà, illuminata dalla saggezza dell’esperienza.

Questo libro è per chi si domanda dove vanno a finire le nuvole, per chi crede che nei versi dei poeti siano racchiusi il passato, il presente e il futuro, per chi almeno una volta ha desiderato di diventare invisibile, e per chi conosce la meraviglia delle piccole cose, l’incanto che può provocare un semplice foulard trasportato dal vento nel cielo color lavanda.


Recensione

Pezzi di vita. Sprazzi di luce. Pensieri, sensazioni, consapevolezze, ricordi, desideri. Voci che si mescolano, si sovrappongono. Senza capo, né coda. Senza un ordine, senza un filo conduttore. Niente che faccia pensare alla vana esigenza di raccontare una storia. Niente di più intimo, niente di più personale che un mosaico di pensieri che si srotolano in prosa ma che virano con forza verso la poesia.

“La mia proprietà privata” allude a qualcosa che sgorga dall’interno e sommerge ciò che sta intorno. Parole come acqua che scorre verso il mare, inarrestabile. Tutto ciò che vi si legge è privato. Una concessione che l’autrice fa al suo pubblico, una chiave di accesso dentro ad un universo di pensieri e di parole nate dalla sensibilità di chi ha fatto della poesia la sua vita.

Vi troviamo digressioni sui temi che più assillano l’uomo come la vita, l’amore, la casualità degli eventi, il tempo che passa.  Parole che sono perle ma anche pietre. E in entrambi i casi, sono chiavi di lettura della vita e delle sue bizzarre visioni. Un abbecedario, una legenda, un libretto di istruzioni per vivere e per comprendere.

Frammenti di una vita. E toni allegri, compassati, melanconici, frivoli, sfrontati. In fondo siamo proprio noi lettori lo specchio in cui si riflette la voce dell’autrice. Noi, gli interpreti perfetti di questi racconti, che decidiamo, in assoluta autonomia se il tono di una pagina è triste oppure no, Se è nostalgico, rancoroso, rabbioso o sognante. Noi lettori siamo la cartina di tornasole.

E’ con questa estrema libertà che Mary Ruefle si dona a noi e ci concede di interpretare i suoi racconti. Di farli nostri. Lei davanti, noi un passo indietro, come timidi scolari ingordi di imparare. Lei sublime interprete di vita, noi semplici spugne che assorbono la linfa che cade dalle pagine. E dalle pagine di Mary c’è tanto da imparare. Le piccole cose. I pensieri innocenti. Vedere nel cuore delle cose. Chiamarle con il loro nome, senza averne paura.


L’autrice

Mary Ruefle (1952) è una poetessa, artista e saggista americana, insegna al Vermont College e alla University of Iowa. Paragonata a Emily Dickinson, ha pubblicato diverse raccolte di poesia e l’ultima, Dunce (Wave Books, 2019), è stata finalista al National Book Award e al Pulitzer Prize. Autrice di culto negli Stati Uniti, collabora con quotidiani e riviste ed è stata inclusa nelle antologie Best American Poetry, Great American Prose Poems (2003), American Alphabets: 25 Contemporary Poets (2006) e The Next American Essay (2002).


  • Casa Editrice: Enne Enne Editore
  • Traduzione, Gioia Guerzoni
  • Genere: narrativa straniera
  • Pagine: 119