STORIA DEL FIGLIO di Marie Hélèn Lafon

 
Hélène sferruza qualcosa per Antoine. Scarpine e cuffiette sono il suo forte, in famiglia lo sanno e ci contano. Ha sempre avuto la sensazione che il figlio di Juliette e André sarebbe stato un maschio. Un’altra delle intuizioni di Hélène, così le chiamano, e hanno un valore oracolare. Lei e Léon hanno già sette nipotine, che crescono tra Saint-Céré, Cahors e Bergerac. Le vedono spesso, perché è un continuo andirivieni, restano e se ne vanno, a grappoli irruenti di due, tre o quattro; e la manada delle cugine, come dice Léon che si picca di tauromachia.


Trama

Il figlio è André. La madre, Gabrielle. Il padre è sconosciuto. André viene cresciuto da Hélène, la sorella di Gabrielle, e suo marito: coccolatissimo, unico maschio fra le cugine, ogni estate ritrova “la madre”, misteriosa signora che ha scelto di vivere a Parigi e torna a trascorrere le vacanze in famiglia. Questo è solo l’inizio della storia, o meglio è una parte, perché le vicende narrate in Storia del figlio coprono un arco lungo cent’anni, raccontando il prima e il dopo, indagando sui molti perché, spostando di volta in volta la lente su un personaggio e su un momento diverso: due bambini gemelli di Chanterelle a inizio Novecento, un irrequieto collegiale che conosce i primi turbamenti erotici, una donna sola in un appartamento parigino, un partigiano in cerca di suo padre e molti altri ancora. A mettere insieme tutti i pezzi, in questa saga familiare costruita come un mosaico, è la magistrale penna di Marie-Hélène Lafon che, con eleganza, delicatezza e sensibilità, racconta la verità di una famiglia nelle sue pieghe più profonde, quelle che scavano i solchi della vita.


Recensione

Questa racchiusa in questo piccolo volume è una saga familiare fuori dagli schemi. Innanzitutto per i capitoli, che si susseguono senza un ordine cronologico. E poi per la storia stessa, che piomba addosso al lettore senza preamboli. Nuda e cruda. Nessuna spiegazione, neanche l’ombra di una voce narrante che introduca il lettore alle vicende di André Léoty, figlio di Paul Lachalme e di Gabrielle Léoty.

Una lettura difficile, e non solo per lo sforzo di ricostruire l’albero genealogico della famiglia. Ma anche e soprattutto per la scrittura, una prosa complessa, pesante, ricca. Periodi molto lunghi, densa di un lessico avvolgente, ripiegato su se stesso, che obbliga il lettore ad una lettura attenta, profonda. A prender fiato, a rielaborare, a rileggere.

Non nascondo che a mio avviso “Storia del figlio” sia una lettura adatta a pochi. Una lettura che è come una mappa, un mosaico in cui il lettore mette insieme i pezzi per ricavarne la storia di una famiglia in un lasso di tempo di circa 100 anni. Il nucleo del romanzo è André, di padre ignoto. Cresciuto con una zia, all’ombra di una madre assente e quasi sconosciuta, dall’esistenza eccentrica, quasi anacronistica. E con il peso sulle spalle di un padre sconosciuto, nato a inizio secolo e già segnato da una sciagura innominabile. E poi suo figlio, che dopo una vita passata all’estero fa ritorno a Chanterelle, il luogo in cui tutto ha inizio. Il luogo dove la nuova generazione si ritrova, alla ricerca del nucleo della loro storia.

Marie Hélène Lafon giunge in Italia grazie a Fazi Editore, che ha destato da un lungo sonno gli echi di autrice pressoché sconosciuta, dalla prosa delicata, ebbra di volute e di ricami, introspettiva, indagatrice, soffice.

“Storia del figlio” non è certo una lettura da farsi sotto l’ombrellone (cosa che io ovviamente ho fatto!). Nonostante ciò è una lettura che può lasciare molto al lettore attento, profondo, alla ricerca di nuove frontiere dello scrivere. Un romanzo sui molti modi di dire famiglia e sulla sua capacità innata di adattarsi sempre e comunque alle sue dinamiche, spesso inattese e impreviste. In ogni tempo e spazio.


L’autrice

Professoressa di Lettere classiche a Parigi, ha scritto una dozzina di libri tutti ambientati nella natale regione dell’Alvernia: i suoi romanzi hanno sempre avuto molti lettori fedeli. Con Storia del figlio, grazie al quale ha vinto il premio Renaudot, ha raggiunto l’apice della sua carriera.


  • Casa Editrice: Fazi Editore
  • Collana: Le Strade
  • Traduzione: Antonella Conti
  • Genere: narativa straniera
  • Pagine: 159