
Trama
1998, New York, parata del Giorno del Ringraziamento: Kiera Templeton, tre anni, sparisce. Succede tutto in un attimo: il padre perde la presa calda e leggera della mano di sua figlia e improvvisamente non la vede più, inghiottita dalla folla che si spintona. Inutile chiamarla, chiedere aiuto e disperarsi. Dopo lunghe ricerche, vengono ritrovati solo i suoi vestiti e delle ciocche di capelli.
2003, cinque anni dopo, il giorno del compleanno di Kiera: i suoi genitori ricevono uno strano pacchetto. Dentro c’è una videocassetta che mostra una bambina che sembra proprio essere Kiera, mentre gioca con una casa delle bambole in una stanza dai colori vivaci. Dopo pochissimo lo schermo torna a sgranarsi in un pulviscolo di puntini bianchi e neri, una neve di incertezza, speranza e dolore insieme. Davanti al video c’è anche Miren Triggs, che all’epoca del rapimento era una studentessa di giornalismo e da allora si è dedicata anima e corpo a questo caso. È lei che conduce un’indagine parallela, più profonda e pericolosa, in cui la scomparsa di Kiera si intreccia con la sua storia personale in un enigmatico gioco di specchi che lascia i lettori senza fiato. Un thriller perfetto che ribalta le regole del genere.
Recensione
Non staccherai i tuoi occhi dalle pagine. Non potrai vivere, né dormire senza sapere. Non penserai ad altro. La storia ti prenderà in ostaggio. Il tuo cuore batterà più forte, mentre leggi questa storia di dolore, di mancanza e di voglia di rimediare, di rimettere insieme. Ti immedesimerai nelle vittime. Nello loro paure, nella loro discesa negli inferi dell’oblio. L’oblio che cancella la tua identità, la tua storia, che ti trasforma, ti piega, ti forgia. Ti ruba la vita, l’identità, il futuro. Due vittime. Due storie. Due piaghe e una sola medicina, capace di riparare chi vive, ridandogli una vita.
Kiera Templeton, di tre anni, scomparsa nel nulla durante la parata del giorno del Ringraziamento a New York. Una piccola e ingenua vita cancellata con un solo gesto.
E Miren Triggs, molto più grande. Una studentessa di giornalismo, inghiottita da un demone orribile, la notte in cui è stata aggredita. Che al pari di Kiera è prigioniera del suo stesso bisogno di scoprire la verità. Che vuole fatti, che grida giustizia. Che pretende di ricomporre un presente dopo che è stato completamente annientato. Che vince sui demoni. Che salva la bambina scomparsa e quella che sopravvive dentro di lei, sotto i vetri rotti dalla violenza.
Javier Castillo scrive la storia di una giovane donna che vuole salvare se stessa, che combatte contro un ricordo che brucia nel profondo. Salvare se stessi, salvare gli altri. E’ come salvare il mondo intero, riportarlo ad essere un luogo bello e giusto in cui vivere.
Castillo entra sotto pelle, con una scrittura che è un rasoio affilato. Non lascia scampo, il suo incedere non rallenta mai, anche quando il ritmo della storia si fa insostenibile. Dà una forma e un nome al dolore, senza la decenza di risparmiare al lettore il malessere dell’anima e il sortilegio che lo ipnotizza e lo rende succube.
L’utilizzo di più piani temporali spezza la storia nel momento esatto in cui la tensione è al parossismo.
Il 1998, quando Kiera scompare. E quando Miren coglie l’occasione della sua vita e si lega a Kiera con un cappio che si stringe sempre più. Il 2003, quando giunge la prima videocassetta ai genitori, con una Kiera di otto anni che gioca con una bambola. C’è il 2010, l’anno in cui arriva l’ultima videocassetta, un video fatto di assenza. E poi ci sono i fotogrammi di chi ha fatto suo ciò che non gli spetta. Che cerca di riempire un vuoto ma che finisce per collezionare sangue e distruzione. E il 1997, quando Miren si spezza, come una bambola rotta. Dopo solo buio e sprazzi di luce quando Miren studia per realizzare il sogno di diventare giornalista.
La voce narrante si alterna a quella di Miren, così trasparente da essere una scheggia di vetro.
E tutto intorno il terribile peso dell’assenza, della mancanza, dell’impotenza. Un legame si spezza, un uomo si piega su se stesso, il mondo si colma di ombre, si fa un luogo di disperazione e di dolore.
Javier Castillo scrive un romanzo superlativo. E’ cronaca ed è dramma. E’ introspezione e follia. E’ disperazione, così enorme da indurre un uomo e una donna a prendere una piccola vita in scacco.
E’ consapevolezza di aver commesso un errore ma non poterlo sanare, in nessun modo. E’ la debolezza della carne, la potenza del desiderio, la schiavitù di un istinto che non può tacere. Ed è la forza muta di una giovane donna ferita nel cuore e nelle carni, che cade e si rialza, che si scuote la polvere dalle ginocchia e continua a camminare verso la luce. La luce che guarisce. La luce che restituisce e che sana la piaga. Una luce accecante che non smette di pulsare. Almeno fino alla prossima eclissi.
L’autrice
JAVIER CASTILLO è cresciuto a Malaga. Ha studiato Economia aziendale e ha conseguito un master in Management presso la ESCP Europe Business School. I suoi romanzi hanno ottenuto un enorme successo editoriale, sono in corso di traduzione in più di 60 Paesi e hanno venduto più di un milione di copie. La serie tratta da questo romanzo è in produzione per Netflix.
- Casa Editrice: Salani Editore
- Traduzione: Camilla Falsetti
- Genere: thriller
- Pagine: 344
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