
Lui se la vide sfuggire, come un palloncino in cielo, e non riuscì a pensare, né a dire nulla. Solo diversi a anni dopo, provò a scrivere una poesia su quel momento.
“Rosso come lo aspettavo
Rosso come lo volevo.
L’ho stretto tra le mani
L’ho avuto tutto mio.
Lo vedono i miei occhi
Le dita lo ricordano.
A un metro da me
È perduto ormai.
Nel cielo va,
io rimango.
Trama
Come è possibile vincere sul destino? Da chi e da cosa dipende che ciascuno di noi possa conquistare la felicità? Questi sono i dilemmi esplorati in questo romanzo. È il racconto di un racconto: fu Patella, un vecchio pescatore di spugne, a rivelare le vicende del protagonista: ci accompagna a scoprire un bambino, nato da una famiglia modesta, con gli occhi sorridenti e innamorato del mondo. Crescendo si ritroverà ad essere «un giovane solo, alla guida della sua vita, senza patente e con un disperato bisogno di raggiungersi». «Noi lo chiameremo Nik» disse Patella. «Sai, Nik nella lingua dei Paesi Baschi, significa “io”. Voglio che tu pensi: “Nik potevo essere io”… E poi questo nome ricorda Nike, la dea greca della vittoria…». Questa vicenda racconta proprio questo: la sostanza di cui sono fatte le “vittorie”, quelle vere; e l’illusione che rigonfia le “vincite”, quelle false. È la storia di come le storie possono cambiare; di come ci sia sempre un finale da conquistare.
Recensione
Un romanzo sulle possibilità che la vita ci offre e che noi dovremmo cogliere a piene mani. Consapevolmente e con la voglia di realizzare qualcosa di vero e di duraturo, per noi stessi, prima che per gli altri. Nella certezza che realizzare se stessi sia il motivo più forte e più giusto per fare del bene a chi ci sta intorno.
Dentro alle pareti confortevoli e conosciute del racconto di una vita, Giovanni Endrizzi racchiude un insegnamento fondamentale, che è rivolto essenzialmente ai giovani, coloro che sono più forti nel corpo ma maggiormente vulnerabili nello spirito. Coloro che spesso hanno bisogno di una guida e di una motivazione che li spinga entro gli argini di una vita vera e valida.
Endrizzi ne ha viste molte, dal suo punto di osservazione privilegiato ed è quindi voce autorevole nel campo mutevole e incerto degli anni della formazione. Con la sua opera pare volerci dire che la determinazione, l’impegno, la volontà e la guida sicura di un amico possono fare miracoli e condurre chi è ancora giovane verso le sponde tranquille di un mare di possibilità per crescere e per realizzarsi.
L’autore si serve di un vecchio pescatore di spugne che racconta la storia di Nik, un ragazzo che la sorte ha dotato di energia, intelligenza, bellezza e passione. Per lo sport, per la musica, per le sfide in genere, che può vincere senza grossi sforzi. Ma come spesso accade negli anni dell’adolescenza, Nik non sa di possedere queste qualità. Non è pienamente consapevole delle sue potenzialità. Si sente insignificante, goffo, sfigato. E finisce per essere demotivato, impaurito, ma la tempo stesso pieno di rabbia e di frustrazione.
Nik cerca un appiglio che lo salvi dalle sue paure ma finisce per aggrapparsi alla spalla sbagliata. E distruggerà, una dopo l’altra, tutte le cose belle che gli sono capitate sul proprio cammino. Saprà perfettamente di rompere un delicato meccanismo che non potrà più ricomporsi, ma non sarà capace di fermarsi. E alla distruzione seguirà la sconfitta, inevitabile.
Poi, come per magia, nella seconda parte del libro, l’autore corre ai ripari e ci mostra in quali modi Nik avrebbe potuto porre rimedio alle sue incertezze. Utilizzando la volontà, la pazienza, la fantasia, l’amore per se stesso e per la vita, in generale.
Ecco che il racconto della storia di Nik diventa una sorte di manuale di istruzione per crescere e per vivere a piena la vita, che è crudele, mutevole e camaleontica, ma anche tenera, accondiscendente e piena di seconde possibilità. Un romanzo crudo e dolente sugli abbagli della gioventù, ma anche denso di vie di fuga, insegnamenti e materna sollecitudine, che insegna a vivere una vita che appare infida ma che in realtà può essere facilmente governata dal buon senso e dalla volontà.
Nik in fondo è uno di noi, che si perde negli anni cruciali e non si lascia aiutare da chi potrebbe farlo. Una sorta di Giovane Holden di casa nostra, con le stesse incertezze e la stessa voglia di controvertire un mondo che gli appare troppo vasto e troppo piena di insidie. Un Holden italiano a cui bisogna insegnare che nella vita non importare collezionare vincite ma realizzare una sola vera vittoria contro ciò che ci allontana dalla felicità. Al quale occorre ricordare che un finale si può sempre cambiare e che ognuno di noi si può meritare un lieto fine.
Endrizzi costruisce questo romanzo avvalendosi di una prosa sicura e senza pecche. Il romanzo ha a mio parere un grosso potenziale come romanzo di formazione, ma ha anche il limite di essere ambientato in un periodo ormai lontano (gli anni ottanta, direi) e che probabilmente appare straniero agli occhi di un adolescente di oggi. Rimane tuttavia una bella lettura, illuminante e dotata di una grande spinta motivazionale.
L’autore
GIOVANNI ENDRIZZI (1962) ha vissuto fino ai 18 anni nell’entroterra agrario del litorale veneto. Dopo il Liceo classico ed alcuni anni alla Facoltà di Scienze Agrarie, da studente lavoratore, si è diplomato Educatore Professionale. Dal 1992 lavora nei Servizi per le Tossicodipendenze delle ASL di Verona e poi di Rovigo, occupandosi di alcolismo e tossicodipendenza, anche in carcere; svolge, inoltre, attività di prevenzione dell’uso di alcol e droghe, e del bullismo, dalle scuole elementari alle superiori. Circa dieci anni fa, arriva a scoprire che in una seconda media un terzo dei ragazzi praticava, non solo occasionalmente, giochi d’azzardo: crea moduli di prevenzione specifici, e farà parte della prima equipe di trattamento attivata dal Ser.T. Eletto Senatore delle Repubblica nel 2013, porta la sua esperienza nell’attività parlamentare ed è primo firmatario di proposte di legge in materia, tra cui l’introduzione del divieto totale di pubblicità. Dal 2019 è membro della Commissione Bicamerale Antimafia dove coordina il IV Comitato sui rapporti tra mafie e gioco d’azzardo, legale ed illegale. In questo libro, l’autore ha scelto il racconto come strumento per divulgare la più preziosa consapevolezza che ha maturato: l’azzardo è un furto di felicità.
- Casa Editrice: IOD Edizioni
- Genere: narrativa – romanzo di formazione
- Pagine: 211
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