
Allora, pensò, la realtà virtuale era il mondo invisibile. O aveva la capacità di diventarlo. In realtà si poteva dire lo stesso di tutti i sistemi informatici: universi che operavano al di fuori dell’ambito dell’esperienza umana, pianeti che orbitavano continuamente in una stratosfera alternativa e invisibile, presente ma inesplorata.
Trama
Ada Sibelius ha dodici anni, non ha mai conosciuto sua madre e vive con il padre David, un genio dell’informatica che dirige un importante laboratorio nella Boston degli anni Ottanta, dove si lavora su ELIXIR, un programma per replicare il linguaggio umano. Per Ada David è tutto, la sua infanzia trascorre tra la casa e il laboratorio del padre, e la sua fantasia è affascinata dall’esattezza di formule e codici. Ma quando la mente di David inizia a vacillare, Ada viene affidata a una collega, Liston, che la cresce insieme ai suoi tre figli. Ada scopre così la vita normale da cui è stata protetta fino a quel momento, e cerca di adattarsi senza tradire quel padre eccentrico e sfuggente, sulla cui identità inizia a emergere più di un dubbio. Anni dopo, ormai adulta e professionista insoddisfatta nella Silicon Valley, Ada riprende la ricerca della verità su di sé e sulla propria famiglia, una verità nascosta in un codice enigmatico che David le ha affidato.
Dopo I cieli di Philadelphia, Liz Moore torna con un libro profondo e appassionante che si legge d’un fiato. E ci parla dell’infinito potere dell’amore, capace di infondere una misteriosa tenerezza persino al rapporto tra uomo e tecnologia, e di travalicare i limiti e le inesattezze della vita.
Recensione
Un padre e una figlia. Gli anni ottanta, in America. L’affascinante e sconfinato mondo della matematica. I primi vagiti dell’informatica. Il genio. L’ottenebrante dittatura della mente, gli psichedelici labirinti della scienza, dove tutto è perfetto. Dove tutto è esatto e oggettivo.
E ancora prima, il passato da nascondere di David Sibelius. L’ostilità, la paura. Una ferita che sanguina. La scienza come balsamo. Un mondo in cui rifugiarsi e in cui crescere una figlia. Lontano dalla cattiveria e dall’intolleranza. Nelle morbide braccia dei numeri dove nessuno potrà portargliela via. Dove nessuno potrà farle del male. E lei, Ada, sarà pronta a conoscere la verità su suo padre, David Sibelius.
Ada è poco più che una bambina. La sua vita si è dipanata in un silenzioso passo a due con il padre, un brillante scienziato che studia il linguaggio naturale applicato alle macchine. David è il suo mondo. Con il suo passo elastico, la postura allampanata e la fissa per i numeri, i codici e gli enigmi. Ada è cresciuta in laboratorio, cibandosi di concetti matematici e fisici e facendoli sorprendentemente e precocemente suoi.
La scienza ha protetto Ada per tutta la sua infanzia, con braccia amorevoli e con la certezza tipica delle scienze esatte, che non concepisce il caos e il labirintico percorso dei sentimenti e delle passioni. La scienza l’ha tenuta lontana da un mondo che è lungi dall’essere perfetto. Un mondo ottuso e cattivo, che non conosce l’uguaglianza, il rispetto ed è profondamente intollerante verso chi è diverso. Un mondo sconosciuto, ostile e difficile da accettare. In mondo dove Ada cadrà, quando David si ammala.
E nel quale dovrà trovare una chiave per riportare a sé l’amato padre e i suoi segreti.
“Il mondo invisibile” è una romanzo meraviglioso. Un romanzo che gioca sulle sensazioni, che spalanca la sua bocca a ingoiarci, consapevoli di essere inglobati da una storia che lascia il segno e che urla la necessità e il brivido di scacciare la morte e l’oblio. Che cattura il lettore e lo trascina con sé, dentro alla vita di David e di Ada. Una vita in simbiosi, dove la matematica è la madre che manca. Una madre accogliente e rassicurante, capace di scacciare con decisione l’incertezza e il timore di non essere all’altezza delle aspettative degli altri. Capace di proteggere un figlio dalla malvagità e dall’intolleranza.
La scienza gioca un ruolo fondamentale nella storia di David e di Ada. Negli anni ottanta, periodo in cui si svolge la vicenda, l’informatica sta entrando con prepotenza nel mondo scientifico, paventando la possibilità di cambiare il mondo. La dicotomia uomo-macchina non è mai stata tanto potente. Gli scienziati accettano la possibilità che in un prossimo futuro la macchina soppianti l’uomo in molteplici attività, tra cui il linguaggio, appannaggio, per antonomasia, di una intelligenza dinamica e cosciente.
David Sibelius sta lavorando al progetto “Elixir”, una macchina capace di replicare il linguaggio umano. Elixir dovrà sviluppare una sua sintassi ed essere capace di sostenere qualsiasi dialogo con l’uomo. Per fare questo occorre parlare con la macchina. Elixir, al pari di un neonato, imparerà a parlare per imitazione ed ad utilizzare il linguaggio per interloquire.
“Elixir” avrà un ruolo chiave nel romanzo. Interlocutrice di tutto il team di scienziati che lavorano al progetto e persino di Ada, diventerà uno scrigno di informazioni e la preziosa depositaria di un segreto che deve essere svelato. “Elixir” dovrà diventare l’alter ego di David, quando la sua mente sceglierà di abbandonarlo a poco a poco.
Ada, senza la spalla di David, dovrà affrontare il caos di un mondo imperfetto, dove i numeri non hanno alcun potere e in cui regna la fatalità e il caso. Ma c’è un luogo in cui la memoria di David è ancora viva e Ada dovrà scoprirlo, attraverso un codice che appare impossibile decifrare. Un luogo che non si immagina, che non esiste e che va costruito, creato. Un mondo invisibile dove chi si è perduto si ritrova intatto. Dove la memoria non si sfalda e il passato ritorna a guarirci, a colmare un vuoto.
“Il mondo invisibile” è un romanzo potente e delicato al tempo stesso. Un romanzo sulla forza dell’amore che travalica il tempo e le frontiere stesse della nostra mente. Un racconto che mostra come la morte sia solo una barriera immaginaria, che interrompe un percorso che crediamo sia l’unico che ci è concesso e prende una via laterale, dove tutto ciò che è corrotto si ricrea. Una storia dove la tecnologia si avvicina a toccare le corde dell’animo umano e fa intravedere una via di salvezza.
Un romanzo in cui un uomo lotta per emergere dall’ombra per affermare se stesso, in un mondo meschino che vuole schiacciarlo come una mosca, negandogli il diritto di essere se stesso. Un uomo che affida alla scienza esatta tutta la sua esistenza, per trovarvi protezione e non porre limiti alla sua capacità di sopravvivere alla malattia e alla morte.
Il romanzo ha un tono pacato, una voce incantata e incantevole. Liz Moore ha la meravigliosa capacità di creare atmosfere vivide e personaggi indimenticabili, immersi in una storia che mescola crudeltà e speranza, dannazione ed esaltazione. Il racconto di una vita che si salva da sé e di un legame che niente potrà spezzare, immersa nella recente storia americana, che prende via negli anni quaranta nel novecento e ci porta dritti nel futuro, nel cuore di quel mondo invisibile in cui persino l’impossibile diverrà possibile.
Una voce che non ci si aspetta, ma che poi capiremo essere l’unica capace di raccontare la storia dei Sibelius.
Liz Moore, autrice che non conoscevo, ha scritto un romanzo che ha del miracoloso. Dirompente, creativo, pieno d’amore e trasudante una tristezza che nasce dall’accettazione della vacuità della nostra vita terrena.
Una vita che non ha trovato un antidoto alla morte, ma che la Moore arriva ad indicarci, seppure in una cornice che sfiora l’impossibile e ci catapulta dentro la fantascienza, in mondi lontani, impossibili ma attraenti e desiderabili.
La sua scrittura ipnotizza e conduce nei luoghi della storia, con una potenza e un’enfasi che non è comune riscontrare in un romanzo. Una scrittura che è capace di raffigurare scenari incredibili, con una lingua poetica ed universale, quella dei legami e della speranza.
Una prosa perfetta, che incanta e che riconcilia il lettore con l’imprevedibilità del destino. Un romanzo di formazione dove il dolore della perdita si confonde con la volontà di comprendere le svolte della vita, ricostruirle, reinventarle, comprenderle e farle proprie, a farne bagaglio e armatura per continuare a vivere.
L’autrice
Liz Moore è una scrittrice e musicista americana, e insegna Scrittura creativa alla Temple University di Philadelphia. Il suo romanzo Il peso (Neri Pozza 2012) è stato selezionato per l’International IMPAC Dublin Literary Award. Dopo aver vinto il Rome Prize nel 2014, l’autrice ha trascorso un anno all’American Academy di Roma, dove ha completato la stesura di The Unseen World, di prossima pubblicazione per NNE.
- Casa Editrice: Enne Enne Editore
- Genere: narrativa straniera
- Traduzione: Ada Arduini
- Pagine: 429
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