I RICORDI NON FANNO RUMORE di Carmen Laterza.

Bianca rimase per terra, immobile come un sasso, con il volto scomposto da un dolore troppo grande per i suoi nove anni. Poi, sentendo la mano della zia che si appoggiava di nuovo alla sua spalla, si rialzò di scatto, si voltò verso di lei e la guardò come se la vedesse per la prima volta.
Allora provò un senso di solitudine buia e senza scampo. Vide il proprio fiato prendere corpo davanti a sé, sincopato e affannoso. Udì il gracchiare di un corvo in lontananza e un motore, forse un camion, che passava sulla provinciale.

Trama

Bianca è una bambina allegra e vivace e vive con sua madre Giovanna in casa dei signori Colombo. La sua vita è fatta di cose semplici ma lo scoppio della Seconda Guerra mondiale travolge gli equilibri familiari e Bianca è costretta a lasciare Milano per andare in campagna dalla zia, dove pensa di poter cominciare una nuova vita.

Bianca scopre ben presto che la guerra è ovunque intorno a lei, fuori e ancora di più dentro casa, e l’unica possibilità di sopravvivere è rendersi autonoma, imparare a contare solo su se stessa. Ma per riuscirci deve mettere in discussione le proprie convinzioni sui rapporti familiari, sulle regole sociali e sulla verità dei propri ricordi.

Perché i ricordi sembrano cimeli di un passato lontano ma quando riemergono, di fronte agli snodi cruciali della vita, si rivelano per quello che sono: compagni silenziosi e discreti del nostro cammino che determinano la rotta delle nostre scelte. E come una bussola interiore ci guidano così: senza fare rumore.

Recensione

Sono grata a Carmen Laterza per avermi omaggiata del suo nuovo romanzo, I ricordi non fanno rumore, che ho appena terminato di leggere.

Il romanzo ha dalla sua un titolo molto accattivante e una copertina deliziosa, che evoca, in me, la fotografia di un’Italia più povera e più vera.

La storia che vi si legge è la storia di tutti noi. Dei nostri nonni, che vissero la guerra durante la loro infanzia, privati della spensieratezza e della fiducia nel futuro. Cresciuti tra i bombardamenti, la fame, la morte. I loro sguardi spauriti negli occhi resi più grandi dalla fame e dalla paura. Gambette magre, vestiti larghi e troppo leggeri. Abituati ad elemosinare attenzione e stremati dal lavoro che nessuno, allora, si sognava di sottrarre alle loro braccia troppo esili. Abituati a fare a meno di un abbraccio e a contare esclusivamente su se stessi.

Bianca ancora non conosce queste cose. La sua piccola vita scorre serenamente anche se la guerra incombe su di lei e sulla madre, Giovanna, che è sola e che da sola la cresce, cercando di non farle mancare niente.

Giovanna è già stata duramente messa alla prova dalla vita. Ad una donna non è concesso commettere errori e Giovanna deve schermarsi dietro ad una bugia per essere accettata. Come non è concesso sperare di tirare avanti dignitosamente senza un uomo accanto.

Fuggite dalle bombe e dalla devastazione, Giovanna e Bianca troveranno rifugio in campagna, dalla sorella Augusta. Sfiancata dalle gravidanze e da un marito gretto e violento, Augusta non conosce altra difesa che modi bruschi e scostanti e una fede bigotta e cieca. Sebbene entrambe condividano un destino di amarezza e di dolore, Giovanna e Augusta non sono capaci di farsi forza a vicenda. Il loro è un dolore sordo che finisce per allontanare anziché unire. Giovanna fuggirà di nuovo e Bianca resterà da sola con gli zii e i cugini, trovando conforto nella dedizione e nell’impegno, gli unici appigli per poter continuare a vivere e a credere nei suoi sogni.

I ricordi non fanno rumore è una storia amara scritta al femminile, in un’epoca in cui essere donna significa camminare a capo chino, cercando di rendersi invisibile agli occhi del mondo, un mondo meschino e retrogrado pronto a scagliarsi contro i più deboli e i più soli.

Le donne di Carmen Laterza sanno bene quale sia il loro posto nel mondo. Stanno ai margini, stringono i denti, leonesse pronte a difendere i loro cuccioli ma anche fragili farfalle a cui basta un niente per non essere più in grado di volare. Se sono belle dovranno sopire la loro bellezza per non attirare su di sé troppi sguardi. Se sono povere dovranno lavorare duramente fino a sfiorire anzitempo. Se sono sole dovranno difendere ad ogni costo la loro dignità e lottare contro chi vorrà approfittare della loro ingenuità.

Ognuna di queste donne possiede dentro di sé una forza sconosciuta, che spesso emerge proprio quando si è allo stremo delle forze. Una forza che nemmeno loro sanno di avere e che a volte si veste di lacrime e a volte di urla. Una forza che c’è anche quando una donna piange, quando mente per essere accettata, quando scappa e quando supplica.

Bianca cresce all’ombra di queste donne. Da bambina che era, stretta al fianco della madre, diventa un’adolescente silenziosa, attenta a non disattendere ai suoi doveri e disincantata verso la vita, che le ha tolto affetti e certezze. La vita è avara con lei ma Bianca è abile a crearsi delle nicchie di piccola felicità in cui riprendere fiducia in se stessa. Ci sono i libri, che Giuseppe le porta di nascosto. C’è il quaderno nero, in cui si sforza di ricopiare le parole dei libri. Ci sono i ricordi, quelli della sua mamma e quelli del padre che non ha mai conosciuto e che si immagina forte e coraggioso. E c’è Elvira, che le insegna tutto ciò che sa e soprattutto a credere in se stessa e nei suoi sogni.

I ricordi non fanno rumore è una storia di riscatto e di speranza. In Bianca entrambe si incarnano, quasi a vendicare le umiliazioni subite dalla madre, le angherie e lo sfinimento che hanno distrutto il sorriso della zia Augusta e il tradimento che ha infranto i sogni di Elvira, l’unica che tuttavia ha trovato in sé la forza per andare avanti da sola.

Bianca raccoglie tutte le loro lacrime e ne fa un balsamo per curare le sue stesse ferite. Tutte le speranze delle donne del dopoguerra sono fuse in lei, che poco più che bambina dovrà costruire il suo futuro da sola.

Intorno a queste donne indimenticabili c’è l’Italia della Guerra, senza più certezze, affamata, disillusa e perduta, che Carmen Laterza descrive con precisione e grande senso della Storia, quella con la maiuscola.

Un periodo oscuro descritto con gli occhi della povera gente che non riesce a dare un nome e non trova alcuna giustificazione al terrore che prova, alla fame che gli attanaglia gli intestini, alle bombe, alla cattiveria e alla meschinità degli uomini. Un periodo in cui si compie il destino dell’Italia ma che appare incomprensibile e del tutto immotivato agli occhi di chi non vede che orrore e morte.

Carmen Laterza dà vita ad un romanzo amaro e disilluso verso il quale è difficile rimanere indifferenti. Con una scrittura coinvolgente e curata, porta il lettore dentro alla storia e lo lega con fili sottili che non si potranno facilmente recidere. Una prosa che emoziona e che ci riporta indietro nel tempo, in un racconto che potremmo aver ascoltato mille volte ma che non stanca perché figlio della nostra storia recente.

Restare a galla è la sfida che dovrà raccogliere la piccola Bianca, la cui storia si interrompe alle soglie di una nuova vita che si affaccia davanti a lei. Cosa succederà nel suo futuro lo sapremo, spero, nel prossimo volume. Non farci aspettare troppo Carmen, mi raccomando!

  • Edizioni: Libroza
  • Genere: narrativa italiana
  • Pagine: 278