
Però, però… c’era un pensiero che non era mai riuscita a reprimere, ed era il fatto che esisteva anche lei, lei come persona. Avrebbe avuto mai, in futuro, la possibilità di occuparsi delle sue cose, del suo benessere e dei suoi bisogni e non solo di quegli degli altri? Avrebbe potuto ottenere, un giorno, ciò che voleva, senza dover più contare sulla fiamma della felicità altrui per riscaldare se stessa?
Trama
Sarah è a servizio a Longbourn House da quando era bambina, ma non si è ancora rassegnata a certi compiti ingrati quali lavare la biancheria e svuotare i pitali dei signori. Questa pesante routine senza svaghi la opprime: non vuole accontentarsi di mandare avanti la casa d’altri come Mrs Hill, la governante, fa da sempre. Perciò, quando un giorno di settembre Mr Bennet assume a sorpresa un nuovo valletto, la gioia per la novità è grande. James ha il fisico asciutto e gli avambracci scuriti dal sole. Lavora di buon umore, fischiettando, ed è gentile, ma dà poca confidenza. Sembra sapere tante cose, eppure sul suo passato è stranamente vago. Ama i cavalli e dorme nel solaio della stalla: lí, su una mensola, ha dei libri e, sotto il letto, una sacca scolorita piena di conchiglie. È un mondo intero quello che apre per Sarah, una nuova geografia di orridi, vallette in fiore e campi di battaglia. Ispirato al non detto di Orgoglio e pregiudizio, Longbourn House ricostruisce con tono brioso la vita della servitú nell’Inghilterra di inizio Ottocento, facendo emergere tra le righe la fatica e le disuguaglianze su cui si reggeva il bel mondo. All’interno di questo affresco storico, che oltre alla campagna dell’Hertfordshire include la Spagna sconvolta dalle guerre napoleoniche e i porti commerciali sull’altra sponda dell’Atlantico, Jo Baker dona pensieri ed emozioni autentici alle ombre che nel celebre romanzo di Jane Austen si limitavano a passare sullo sfondo rapide e silenziose.
Recensione
Che questo titolo richiami alla mente qualcosa di indimenticabile è naturale. Chi non ha letto ed amato “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen? Sicuramente in moltissimi. O almeno, se non lo ha letto, ne ha sentito parlare. Un romanzo che a torto o a ragione è assurto a icona della letteratura classica inglese. Irrinunciabile, osannato, plurinominato ovunque.
Ecco, partendo da “Orgoglio e pregiudizio”, vi dico subito che “Longbourn House” è il romanzo che dà voce agli abitanti dei piani bassi dell’omonimo edificio. Dove in genere sono dislocate le cucine, le scuderie, le lavanderie, le dispense, nei cui effluvi e vapori di vario tipo la servitù passa le sue giornate portando avanti un lavoro faticoso, ingeneroso, infinito e mai apprezzato per quel che meriterebbe davvero.
L’idea dell’autrice, audace e decisamente geniale, dà vita ad un romanzo incantatore, di cui conosciamo le vicende ma che ci viene proposto attraverso i pensieri di Sarah, la giovane cameriera di Longbourn House.
Leggendo viene naturale allungare il collo nel tentativo di (ri)leggere le vicende delle cinque signorine Bennet, di Mr Bingley e di Mr. Darcy. Ma sarà uno sforzo inutile, perché di loro non sapremo niente più di ciò che è essenziale alla storia di Sarah.
Il romanzo mantiene un’aurea dorata, grazie al suo lessico lezioso, impreziosito dal fraseggio antiquato e quanto mai delizioso tipico dei primi decenni del 1800. La leggiadra vita delle signorine del tempo, che mio malgrado non posso evitare di invidiare, è resa alla perfezione dall’autrice, che descrive i vezzi dell’epoca con grande dimestichezza. Dimore con dozzine di stanze finemente decorate. Rituali irrinunciabili che scandiscono giornate trascorse a ricamare, giocare a carte e a ricevere visite. Abiti di leggerissima mussola, che stringono vitini di vespa e corpi di bambola. Pudore e pudicizia. Candore e ingenuità. Ma anche pregiudizio profondo nei confronti della donna. Fragile e adorabile gingillo, da venerare come un oggetto di rara fattezza da tenere in bella mostra.
Ma dietro queste agiatezze c’è chi lavora alacremente, non potendo contare su nobili natali. Qualcuno che veste abiti informi e sbiaditi dai troppi lavaggi. Qualcuno le cui mani sono preda di calli e di geloni. Qualcuno che è rassegnato a vivere in soffitta o in un sottoscala e che sa che non potrà mai aspirare a qualcosa di diverso. Persone che possono solo obbedire, senza mai ribellarsi.
La frattura tra i due mondi è totale e descritta con maestria da Jo Baker, che fa apparire questa diversità in tutta la sua crudeltà, ma che propina al lettore come un dogma, che non può essere cambiato.
Sarah, ma anche i coniugi Hill e la piccola Polly, vivono la loro condizione con grande naturalezza, accettando di rimanere in basso, quasi al buio, rispetto ai signori Bennet, il loro padroni, che riconoscono superiori a loro stessi, legittimi destinatari di tutti i vantaggi di cui beneficiano fin dalla nascita.
Eppure anche nei cuori di questi modesti domestici si agitano mille passioni. Il desiderio di una piccola comodità di cui godere, di un dolce o di un abito dismesso da una delle signorine Bennet. E anche il desiderio di vedersi risparmiata una fatica, come il bucato settimanale o la svuotatura dei pitali al mattino.
Naturalmente ci sarebbe posto anche per l’amore, quello che vedono dipanarsi nelle vite delle piccole Bennet, la cui madre non vede l’ora di maritare ad un ricco e nobile giovanotto. L’amore, o la sua brutta copia, se questo deve significare accasarsi con chiunque possa mantenerle nell’agiatezza. O se deve significare, invece, lo scandalo di una relazione non convenzionale. In ogni caso, un amore che non contempla necessariamente il raggiungimento della felicità, per il quale è sufficiente una facciata che sia accettata dalla buona società.
Sarah invece ha un cuore puro, immune da pregiudizi o calcoli. La piccola e insignificante Sarah, con le sue mani screpolate e i suoi abiti informi, mostrerà una capacità di amare, comprendere e accogliere fuori del comune. Appassionata, disposta a lottare per il suo amore, indomita e indomabile, sembra aver fatto tesoro delle pene e delle infelicità delle signorine Bennet per costruirsi una identità forte e colma di determinazione. Ma anche Mr Hill, brontolone e ben poco affabile, coltiverà il suo amore, riuscendo a preservarlo e a tenerlo lontano dai pregiudizi e dallo scandalo. E così la sua signora, Mrs Hill, che ha fatto del lavoro la sua arma di difesa, necessaria per dimenticare la sua vita spezzata e per accettare di essere stata messa da parte in nome di un inutile decoro. Un amore spezzato ma mai dimenticato, che solo verso il tramonto dell’esistenza potrà trovare un suo posto ed essere finalmente nominato. Ed infine anche James, lo stalliere, che giunge all’improvviso a Longbourn House, circondato da un alone di mistero. James che ha vissuto credendo di non meritare l’amore di nessuno, potrà cogliere l’essenza di questo sentimento a pieno, riconquistando il sacrosanto diritto ad essere amato e accettato com’è.
L’amore, questo sentimento indomabile e bizzarro, governa le sorti di questo meraviglioso romanzo. Le tante facce di questo nobile sentimento trovano tutte una giusta collocazione, una giustificazione e anche un suo destino.
Ed è proprio l’amore a decidere della felicità o dell’infelicità degli abitanti di Longbourn House. Chi si abbandonerò ad esso sarà premiato. Chi vi si opporrà, con la forza o con il calcolo, se ne allontanerà inesorabilmente.
La nostra piccola Sarah sarà l’eroina del romanzo. Una formica, che con le sue minuscole braccia solleverà il mondo, prendendo in mano il suo destino.
Jo Baker ci regala un romanzo da leggere in un soffio. Non solo, ci dona un punto di vista quanto mai insolito e privilegiato per riassaporare le meravigliose vicende delle sorelle Bennet, come a rammentarci che ogni cosa può essere osservata da punti di vista diversi. Pur rimanendo la stessa, ogni cosa assume una diversa sfumatura e saper riconoscere queste sfumature di colore è una ricchezza enorme per chi legge ma più in generale, per chiunque.
Una lezione da tenere bene in mente. Un monito utile per affrontare l’oggi, dove la diversità è spesso malvista da chi si pregia di appartenere alla massa dei più. Dove le piccole Sarah di questo mondo stentano a trovare il proprio posto al sole e forse hanno perso anche la voglia di lottare.
- Editore: Einaudi Editore
- Genere: narrativa
- Pagine: 378
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