
La piccola famiglia si alza in piedi, e non lo sa ancora che si è spaccata, non lo sanno ancora che sono rimasti soli, papà corre fuori, il fucile in mano, e lascia i bambini a boccheggiare.
Gabriele si affaccia alla finestra e non vede niente, vede la sagoma di papà che svanisce e poi solo la notte, non sbatte nemmeno le palpebre pur di abituarsi al buio, ha gli occhi spalancati ma non riesce a vedere, cominciano ad arrossarsi, cominciano a piangere, ma il nero resta illeggibile e freddo, com’è possibile, non c’è più nulla, si sporge ancora dalla finestra, i piedi non toccano terra, la testa e le spalle sono fuori, e ancora niente.
Trama
Gabriele ha due fratelli, e vive con la mamma e il papà in un piccolo paese di montagna. I tre ragazzini crescono spensierati tra giochi e corse nei campi quando, una sera, la madre va nella stalla a prendere il latte per Gabriele e viene inghiottita dal buio. I bambini si trovano così ad affrontare la sua assenza e lo strazio del padre, mentre in paese circola voce che di notte una bestia terribile sta uccidendo gli animali. Una sera Gabriele segue il padre e gli uomini nella caccia al mostro, e si trova improvvisamente da solo, al buio nel bosco, finché una spaventosa creatura d’ombre gli si avvicina, lo raccoglie e lo abbraccia. Da quel momento Gabriele dovrà lottare per salvare quella creatura contro un mondo di adulti che non può ascoltarlo, e che nell’odio trova la sua dimensione di comunità.
Il buio non fa paura è una favola nera, allo stesso tempo arcaica e moderna, cruda e sognante, cinematografica e sensoriale, sul dolore della perdita e sulla magia dei desideri. Pier Lorenzo Pisano racconta di bambini e incubi, di natura e mistero, e riesce a illuminare l’immenso potere dell’innocenza, che può scardinare la realtà e indicare il senso ultimo delle nostre speranze e paure.
Questo libro è per chi fa il bagno nell’acqua gelata del torrente, per i ricordi che si stanno coprendo di una polvere dorata, per chi ha amato Io non ho paura di Niccolò Ammaniti, e per chi riesce a vedere navi, città e tempeste di sabbia nei granelli di polvere sul pavimento, e poi gli basta chiudere e riaprire gli occhi per costruire nuovi mondi immaginari.
Recensione
Scendere nelle profondità dell’animo di un bambino. Toccare le sue mani, asciugare le sue lacrime.
Lui, così piccolo e perduto. Le sue fragilità, i suoi pensieri, semplici e straordinari al tempo stesso.
La sua sensibilità, che è fragile cristallo ma anche roccia di basalto. Le sue gambette secche. La sua figura quasi eterea, che porta sulle spalle il dolore più grande, più inspiegabile, più crudele e dilaniante del mondo.
La voglia di accogliere nelle mie braccia Gabriele e i suoi fratelli non cessa, pagina dopo pagina. E in fondo al mio stomaco cova un dolore sordo. E’ un dolore universale, il dolore della perdita. E’ il graffio profondo della solitudine. La mancanza delle braccia materne, del suo sussurro sul collo, lieve e dolcissimo. Quella voce che da sola cura più di una medicina. Quelle labbra che nascondono il segreto della musica più struggente e che sono capaci del più magnifico tocco del mondo. Che guarisce, che rinfresca, che solleva, che ammansisce, che induce il sonno ed il sogno.
Pier Lorenzo Pisano ha scritto pagine di incommensurabile bellezza. La sua penna è una interprete perfetta del mondo interiore di un bambino che perde sua madre. Un bambino che desidera con tutto se stesso che sua madre faccia ritorno. Un bambino, alla ricerca di un motivo per cui sua madre sia scomparsa così, dall’oggi al domani, senza spiegazioni, senza un perché. Un bambino che non si rassegna ed è capace di tratteggiare un altro mondo possibile, in cui sua madre continui ad esistere.
La prosa asciutta, i meccanismi narrativi semplici, lontani anni luce da virtuosismi e sbavature. Un ambiente primitivo, povero e chiuso in cui ognuno pensa a se stesso. La meraviglia e la crudeltà della natura, fredda e senza pietà. Un mondo arcaico, in cui il bosco nasconde segreti imperscrutabili e in cui i sentimenti sono spigolosi, senza fronzoli, essenziali. Un mondo lontano che non si fa remore a lasciare che un bambino si perda nei suoi pensieri, senza una guida. Un mondo in cui non c’è salvezza eccetto che quella che deriva dalla forza.
“Il buio non fa paura” è un romanzo da leggere tutto di un fiato. Bisogna lasciarsi permeare dalla tristezza e dal dolore sordo di ciò che non capiamo, lasciarsi inondare da questa marea densa e ottenebrante. E acuire la nostra capacità di comprendere i meccanismi spesso sconosciuti che si muovono incerti per riparare quello che si è irrimediabilmente rotto.
Come in una favola Gabriele si aggrappa ad un incantesimo e lo difende da tutto e da tutti. Una magia che si modella con il buio e che la luce del sole dissolve e cancella. Un incantesimo che la sua mente di bambino crea per difesa da ciò che è troppo enorme da sopportare.
Un romanzo breve e crudele, ma anche dolcissimo e intriso di ingenuità e di candore. Un romanzo che racconta le alchimie attraverso le quali la nostra mente prova a salvarci dall’insopportabile.
Perché per un bacio e un abbraccio materno si possono davvero affrontare mille demoni. Perché per assaporare la dolcezza di un ricordo si è sempre pronti a ingannare e ad ingannarci, a mentire e a credere nell’impossibile.
L’autore
Pier Lorenzo Pisano (Napoli, 1991) è regista e autore di cinema e teatro, diplomato in regia presso il Centro Sperimentale di Roma. Il suo cortometraggio d’esordio, Così in terra, è stato selezionato in concorso al 71° Festival di Cannes e in più di cinquanta festival internazionali. I suoi testi teatrali sono tradotti in dodici lingue e rappresentati in teatri e festival europei. Ha vinto numerosi premi tra cui il Premio Solinas, il Premio Riccione-Tondelli, il Premio Hystrio. Il buio non fa paura è il suo romanzo d’esordio, tra i finalisti del Premio Calvino 2020.
- Casa Editrice: Enne Enne Editore
- Genere: narrativa
- Pagine:
- 171
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