QUASI NIENTE di Valentino Ronchi



“Tutto accade per la prima e l’ultima volta, Rebalin. La primultima volta, se vogliamo darle un nome” disse il professore. “Questa, ad esempio, è la prima e pure l’ultima volta che ci incontriamo qui, in questo caffè sconosciuto. Non ci sarà mai un’altra volta uguale a questa, a questa mattina. E non perché questo è un posto inconsueto, anche se il fatto che sia inconsueto amplifica la sensazione. E’ l’irreversibilità del tempo. Ogni cosa accade una e una sola volta. Una strana forma di unicità”.


La Vita, che gran tentativo!

10/04/2024

Valentino Ronchi torna al romanzo a due anni di distanza dal suo Rivieria ( RIVIERA di Valentino Ronchi ) con un’opera che tratteggia uno sprazzo di vita di Vladimir Jankélévitch (1903 – 1985), filosofo, musicologo e pianista. Il titolo riprende una sua frase. Il resto è invenzione, che tuttavia ha il pregio e la pretesa di seguire il leit motiv della vita di Jankélévitch, che egli stesso considerava un tentativo di comprenderne gli acuti, le combinazioni e le premesse per la pienezza e la felicità, sfuggente agli occhi di chi indugia ad osservarla troppo da vicino.

Il romanzo è una storia semplice, che Ronchi costruisce con delicatezza e rispetto storico. Una storia che è più un’incursione negli animi dei tre protagonisti: Jankélévitch nella sua veste di professore di filosofia di un liceo di Lione, e due giovani. Philippe Rebalin, studente di buona famiglia, dalla mente vivace e dall’impeto vitale proprio dell’adolescenza e Alina Babic, figlia di immigrati slavi, fiore delicato fuggito in extremis da una promessa di matrimonio sconveniente.

Nel 1933, mentre in Germania suonano venti di cambiamento e i rimbombi di un clima di intolleranza sempre più evidente, i tre conducono una vita separata. Jankélévitch è stato trasferito a Lione per lavoro. Lo conosciamo mentre riprogramma la sua vita lontano dalla sua città, aggrappandosi a nuove abitudini e rifugiandosi nella musica, unico vero sfogo per il filosofo, che nella musica trova la consolazione della ripetizione e l’espressione dell’irreversibilità del tempo. Philippe, di famiglia borghese, è nella classe terza del liceo e deve ancora trovare il suo posto in un mondo a lui ancora sconosciuto. Non sa se iscriversi alla classe di formazione pre-universitaria. Non conosce l’amore; vive come in superficie per non affondare il viso in cose più grandi di lui. Alina è di estrazione modesta. Bella e delicata, dall’aria nordica e dall’aspetto gracile, lavora in casa di una ricca vedova, che è per lei una figura quasi materna. Alina si sente ancora straniera sebbene viva a Lione fin da quando era una bimba. E’ inconsapevole della sua bellezza che pure splende senza sforzo dalla sua figura smilza e fugace.

Due incontri casuali. Quello del professore e del suo studente, durante le loro solitarie passeggiate mattutine. E quello dei due ragazzi, che si incontrano per caso su un tram e da lì iniziano a frequentarsi timidamente fino a che sboccia l’amore.

Quasi niente è la storia di queste convergenze. Come passaggi obbligati, come segnali di quella Vita che assecondiamo talvolta con passività, talvolta con l’appassionata volontà di prenderla tra le braccia. Se è vero che la similitudine ci attira l’uno verso l’altro senza alcun motivo se non quell’attrazione ineffabile e misteriosa, è anche vero che l’attitudine a volerci conoscere sfondando la superficie delle cose è quanto di più eversivo e rivoluzionario possa esistere.

E così il professore e lo studente si compenetrano pian piano. Il primo fornendo all’altro il desiderio di crescere e di studiare per se stessi. E il giovane Philippe contaminando il suo professore con quella magnetica sfrontatezza che è, in fondo, l’essenza della giovinezza, dei suoi impeti genuini e spontanei. Fornendogli spunti di una riflessione filosofica che avrebbe poi ripreso per se stesso.

E così Philippe e Alina cedono alle lusinghe dell’amore spirituale e terreno e alla volontà di stare insieme, unica loro dote, un tutto che cancella l’assenza di ogni altra forma di ricchezza.

Il resto è intima indagine sulle dinamiche inattese e sorprendenti degli inizi, quando le vite si intrecciano e si dichiarano pronte a trasmettere e a trattenere le esperienze dell’altro. Un esperimento sociale, forse, ma ancor di più l’istinto voyeurista di chi vuole rappresentare l’attimo in cui tutto inizia. I primi fiati di un amore. E le incursioni di un libero pensatore che voglia catalogare la verità, la felicità, la vita stessa, squarci di luce che svaniscono non appena lo sguardo vi si posi troppo a lungo. Quasi a voler dire che la vita va vissuta con un pizzico di incoscienza e di rischio, quel brivido sulla pelle che è l’essenza di un’esistenza autentica e piena.

Quasi niente è cronaca di un incontro. E’ un inno alla vita, all’imprevedibilità e alla casualità . Un romanzo che ci riporta a quell’età dell’oro in cui l’uomo era ancora capace di ascoltare se stesso e l’altro. Un passato di cui l’autore sa riportare echi e atmosfere, con la soavità di una prosa incantevole e sobria.


Il romanzo

Nel gennaio del 1933 il filosofo francese Vladimir Jankélévitch, ancora giovane professore, riceve l’incarico dal Lycée du Parc a Lione, e a Lione si trasferisce da Parigi. In questa città sferzata dal vento conosce Philippe Rebalin, un ragazzo che si affaccia alla vita adulta con sfrontatezza e passione, e Alina Babić, figlia di immigrati, scampata a un matrimonio sbagliato, che il sorriso meraviglioso dei suoi diciotto anni lo riserva a poche, pochissime persone.

Realtà e fascinazione, invenzione e gioco letterario: in questo romanzo breve i tratti netti di un amore e di una filosofia, fotografati nel momento magico e irripetibile dell’inizio.


L’autore

Valentino Ronchi (Milano 1976) ha pubblicato il romanzo Riviera (Fazi 2021) e i libri di poesia Buongiorno ragazzi (Fazi 2019), Primo e parziale resoconto di una storia d’amore, (nottetempo 2017) e L’epoca d’oro del cineromanzo (nottetempo 2016). Ha ricevuto il Premio Montale nel 2004, il Carducci nel 2013, il Fogazzaro e il Mauro Maconi nel 2016, il Luciana Notari nel 2020, l’Oreste Pellegatti nel 2023. Editor per diverse case editrici, cura la collana di poesia Quai de Boompjes per l’editore peQuod, scrive per Gradiva International Journal of Italian Poetry. Sue poesie sono incluse in Leggendo (Mondadori pearson), Cipressetti miei (Crocetti, a cura di Vivian Lamarque), Poeti underground (Il saggiatore) e nel Journal of italian translation. Con lo pseudonimo Massimiliano Varnai scrive di bibliofilia.


  • Casa Editrice: fve editori
  • Pagine: 144
  • Prezzo: E 17,00

Pubblicato da laurasalvadori

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