L’EDUCAZIONE DELLE FARFALLE di Donato Carrisi


Adesso lo sapeva, solo le madri riuscivano a pensare a un figlio come a un peso e anche come a una benedizione. Solo le madri riuscivano a voler bene e insieme a detestare il frutto del proprio ventre. Solo una madre poteva comprendere come fosse possibile un simile compromesso fra odio e amore. E solo una madre, dopo aver perso un figlio, poteva salvare la propria coscienza da una simile contraddizione.


Quando la vita vera è più spaventosa di quella immaginata.


23 novembre 2023

Un Carrisi del tutto inedito, quello che è uscito in libreria il 7 novembre scorso. Che rinuncia alle lusinghe di un altro sequel, che si tiene a debita distanza dal sangue, che affronta un tema scivoloso e delicatissimo, quello della genitorialità.

Un Carrisi diverso, già a partire dalla copertina, bianca, pulita, senza immagini che stordiscono l’occhio. Un fiore che sembra sbocciare silenzioso eppure potente da un abbacinante candore. E le farfalle, che nella cover non appaiono ma che si intuiscono pronte a succhiarne il nettare. Il cui battito d’ali, impercettibile, può essere in grado di muovere un’intero Oceano dall’altra parte del mondo.

Ne L’educazione delle farfalle la protagonista è una donna, Serena, che ha incentrato la sua vita esclusivamente su se stessa. Non ha un compagno, non ha amici. Il suo baricentro è il lavoro. Una professione che richiede cinismo, spregiudicatezza e fame di denaro. Serena è una macchina da guerra che non conosce tregua o sconfitta, Ripudia l’amore e rifiuta l’idea di un figlio. La sua vita è una corsa a fari spenti verso il successo. Programmata per vincere e protesa verso un’idea di perfezione che è intransigenza e assoluto rigore.

Ma qualcosa va storto e Serena si ritrova con una figlia da crescere. Un essere in tutto simile a lei, che cresce imparando a tenere le distanze, a non pretendere niente, a stare al suo posto senza alcuna replica, circondata da un esercito di babysitter, camerieri, autisti, come brutte copie di un’idea di madre che la piccola non potrà mai conoscere.

Una breve parentesi destinata a perire. Perchè Aurora sparisce nel nulla. Un’uscita di scena violenta e inattesa che getta Serena in un baratro profondissimo, fatto di dipendenza e di ossessione. E di mutamento profondo. Verso il suo lavoro, la sua vita indipendente. Le sue regole, le sue ambizioni. Finché l’abbaglio di ritrovare la figlia perduta non la investe in pieno.

Sulla figura di Serena, prima squalo sanguinario, poi leonessa ferita e infine agnello sacrificale, Carrisi costruisce l’intero romanzo, una parabola perfettamente disegnata che decolla insieme all’ambizione professionale, discende col manifestarsi del lutto e implode con forza al rivelarsi della verità. Un romanzo che disegna sul corpo di questa donna il destino di chi è madre. Un destino fatto di sacrificio e di perdita del senso di sé. Ma anche di inadeguatezza, di autostima perduta, di non sentirsi all’altezza, incapace di crescere un figlio, inadatta a qualsiasi responsabilità, anaffettiva, tossica, l’unica madre al mondo a non meritarsi un figlio.

Il tema della genitorialità è un tema nuovo a Carrisi. Un coacervo di sensazioni impazzite, obiettivamente difficile da governare, in cui ogni senso, ogni declinazione è amplificata e imprevedibile. L’autore tocca tutti gli angoli dell’essere madre: la negazione, il rifiuto, il legame indissolubile, l’aberrazione e la follia della perdita e il più tragico e malvagio di tutti. Il senso di colpa, un acido che annienta e distrugge. La contraddizione che cannibalizza la donna, in bilico tra amore e odio nei confronti del figlio.

Serena interpreta tutte queste fasi con un senso profondo di immedesimazione. E subisce l’accelerazione esponenziale del cambiamento da madre al limite dell’anaffettività a madre presente e dolente. Una mutazione che impatta sull’intera sua vita e non solo sul suo essere madre. Serena scende nell’abisso della perdita e riaffiora a galla ritrovando la speranza e il perdono.

Anche l’ambientazione del romanzo segue questo schema. La scena si sposta dai grattacieli di Milano alle viuzze fiabesche di un paesino di montagna, tuttavia cupo e inospitale, contenitore perfetto delle angosce e dei sensi di colpa di Serena. Un paesaggio ammorbante che sembra contaminare la protagonista trascinandola in un vortice di dolore al quale non sa sottrarsi con le sue sole forze.

Ambizioso e difficile il tema che Carrisi ha scelto di affrontare in questo suo ultimo lavoro. Una donna di fronte alla maternità sta davanti ad uno specchio deformante, che rimanda al lettore immagini distorte. L’autore non si preoccupa di esprimere giudizi sulla sua protagonista. Semplicemente la getta in pasto al lettore, certo che esso saprà comprenderla (quando non vuole avere figli), giustificarla (quando educa la figlia con freddezza e rigore), lenire il suo dolore (quando la perde, dopo che l’ha quasi ignorata per tutta la sua breve vita). Serena rappresenta una donna dei nostri tempi, attanagliata dalle incertezze, divisa tra il dovere di procreare e la voglia di essere solo se stessa, senza legami che la obblighino a non poter più scegliere.

Il tema della genitorialità e delle aspettative che la società ripone nella donna e nella madre è del resto una prateria sconfinata, che mostra mille diverse sfaccettature. Con un denominatore comune, quello di non sentirsi all’altezza del ruolo che la società le attribuisce. Una campo incolto in cui correre a perdifiato, senza timore di inciampare.

La narrazione è fluida, ritmata, efficace e accattivante, Lontanissima dalle angosce e dagli abissi a cui Carrisi ci ha abituati. Una narrazione e una prosa ancorate a terra, e i personaggi, persone comuni alle prese con traumi, ahimè, altrettanto comuni. Facile immedesimarvisi, senza dover fare i conti con quel brivido tra le scapole e quell’ombra di sudore freddo sulla fronte che il lettore di Carrisi ben conosce.

Carrisi dimostra di non aver bisogno di sovrannaturale, di terrore e di menti disturbate per creare suspense e tensione narrativa. La sua penna si rivela capace di toccare tutte le corde emotive del lettore, costruendogli intorno un castello dal quale è impossibile fuggire. Pur con i pochi ingredienti a disposizione e cedendo solo a qualche lieve tocco di morbosità.

La normalità diventa circo e il circo diventa spavento e baratro. E una madre che perde sua figlia è il nodo da cui partono oltre 400 pagine di prosa. Per me questa è già una motivazione per far partire l’applauso. Ti unirai a me?


Il romanzo

La casa di legno brucia nel cuore della notte. Lingue di fuoco illuminano la vallata fra le montagne. Nel silenzio della neve che cade si sente solo il ruggito del fuoco. E quando la casa di legno crolla, restano soltanto i sussurri impauriti di chi è riuscito a fuggire in tempo.
Ma qualcosa non è come dovrebbe essere. I conti non tornano. E il destino si rivela terribilmente crudele nei confronti di una madre: Serena.
Se c’è una parola con cui Serena non avrebbe mai pensato di identificarsi è proprio la parola «madre».
Lei è lo «squalo biondo», una broker agguerrita e di successo nel mondo dell’alta finanza. Lei è padrona del suo destino, e nessuno è suo padrone.
Ma dopo l’incendio allo chalet tutto cambia, e Serena inizia a precipitare nel peggiore dei sogni. E se l’istinto materno che lei ha sempre negato fosse più forte del fuoco, del destino, di qualsiasi cosa nell’universo?
E se davvero ci accorgessimo di amare profondamente qualcuno soltanto quando ci appare perduto per sempre?
Questo non è semplicemente l’ultimo capolavoro di Donato Carrisi. Perché Serena non è un personaggio come gli altri, e questa non è una storia come le altre. Questo è un viaggio inarrestabile alla scoperta degli angoli più oscuri del nostro cuore e delle nostre paure, al termine del quale il nostro modo di vedere il mondo, semplicemente, non sarà più lo stesso.


L’autore

Donato Carrisi è nato nel 1973 a Martina Franca e vive fra Roma e Milano. Dopo aver studiato giurisprudenza, si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento. Scrittore, regista e sceneggiatore di serie televisive e per il cinema, è una firma del Corriere della Sera. È l’autore dei romanzi bestseller internazionali (tutti pubblicati da Longanesi) Il suggeritore, Il tribunale delle anime, La donna dei fiori di carta, L’ipotesi del male, Il cacciatore del buio, La ragazza nella nebbia – dal quale ha tratto il film omonimo con cui ha vinto il David di Donatello per il miglior regista esordiente –, Il maestro delle ombre, L’uomo del labirinto – da cui ha tratto il film omonimo –, Il gioco del suggeritore, La casa delle voci, Io sono l’abisso – da cui ha tratto il film omonimo –, La casa senza ricordi, La casa delle luci ed è autore della favola dark Eva e la sedia vuota. Ha vinto prestigiosi premi in Italia e all’estero come il Prix Polar e il Prix Livre de Poche in Francia e il Premio Bancarella in Italia. I suoi romanzi, tradotti in più di 30 lingue, hanno venduto milioni di copie.


  • Casa Editrice: Longanesi
  • Pagine: 432
  • Prezzo: E 23

Pubblicato da laurasalvadori

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