
Circondata dalla mia paura e poi dai ghiacci, la foca leopardo canta una leggenda straniera. I suoi suoni pulsano siderali come se, alla confluenza degli oceani meridionali, qualcuno stesse sintetizzando segnali dalla galassie, aprendo un portale. Il futuro lo varca e mi bisbiglia la più formidabile delle rivelazioni: la possibilità di un mondo senza umani. Una ninna nanna subacquea d’estinzione.
Il poetico bestiario che guarda al passato per ripensare il futuro.
24 novembre 2026
Ho avuto il privilegio di parlare a quattr’occhi con Francesca Matteoni un sabato pomeriggio di fine novembre spazzato dal primo vero vento invernale dell’anno. Una conversazione iniziata per caso che è decollata all’improvviso in una ascensione vertiginosa verso temi importanti, che sapevo capaci di intersecarsi con molte questioni esistenziali, etiche, storiche, folkloristiche con al centro l’uomo e il suo governo assoluto su ogni altra specie vivente.
Da lì in effetti partono molte altre derivazioni: non solo lo specismo, ma il selvatico, come ciò che sfugge ad ogni schema logico, e le sue interconnessioni con il fatato, la figura femminile come matrice dei miti sulla natura e sulla vita, gli animali mitologici, le cui eco sono servite e servono ad addolcire il lutto, a renderlo accettabile, quasi un dono.
Con il suo vissuto, le sue esperienze e la sua sensibilità, Matteoni condivide con il lettore le storie sugli animali, veri e immaginifici, e su loro rapporto con l’uomo. Creature che dividono con noi il pianeta in un fragile ecosistema che noi umani abbiamo supposto essere fondato sulla nostra supremazia. La stessa tutela della fauna selvatica, che oggi è spesso motivo di discussione e di vanto, viene meno se non rinunciamo ad alcuni paradigmi culturali che si fondano sui nostri privilegi, sulla nostra retorica predatoria. Ma davvero siamo pronti a fare a meno del nostro supposto primato di specie?
E’ curioso come questo libro sfugga a qualsiasi etichetta. Non è un romanzo, non è un saggio, almeno nel senso classico. E’ un libro per certi versi didattico. Ed è sicuramente un memoir, in cui una parte dell’autrice esce allo scoperto per vissuto, visioni, ideologie. E’ un diario di viaggio, perché Matteoni scrive di esperienze fatte in prevalenza nel Regno Unito, nel quale peraltro ho appreso che molto specie animali non esistono più, perché si sono estinte e non sono mai state più introdotte. Ed è anche una sorta di poetico bestiario, nel quale molti animali non così conosciuti o virtuosi o comunemente ritenuti esteticamente degni di nota trovano un loro spazio, si lasciano guardare ed apprezzare, acquisendo agli occhi del lettore una loro neonata dignità, un loro valore in quella che è una riscoperta vera e propria.
Animali, custodi di storie è un libro che guarda al passato per ripensare il futuro, come fanno spesso le opere che non cercano l’effetto immediato ma una trasformazione profonda del modo in cui leggiamo il mondo. Matteoni intreccia tradizioni, miti, osservazioni sul campo e riflessioni contemporanee, restituendo agli animali un ruolo che avevamo ridotto o semplificato. Nel suo racconto non sono figure decorative, ma presenze capaci di orientarci, come se aprissero un’altra linea narrativa dentro la nostra. È un invito a riconsiderare la relazione tra umano e non-umano, superando la convinzione che tutto debba essere gestito, controllato o incasellato in una logica di rendita. C’è anche un piano più scomodo, ma necessario: quello che mette in dialogo specismo, capitalismo e colonialismo come strutture culturali che hanno plasmato il nostro rapporto con il vivente. Tre sistemi differenti che condividono una stessa matrice: la gerarchia, l’appropriazione, la trasformazione dell’altro—che sia persona, specie o territorio— in risorsa da utilizzare. Il libro scardina questi meccanismi in modo sottile ma efficace, riportandoci a una domanda essenziale: che cosa resta quando togliamo l’idea di dominio e rimettiamo al centro la convivenza? Matteoni non dà risposte prefabbricate: apre varchi. Attraverso animali reali e immaginati, mostra come questi tre sistemi di potere continuino a influenzare il nostro modo di nominare e trattare il vivente. È un libro, insomma, che non è facile da leggere e da accettare, poiché richiede un reset interiore, un aggiornamento dei parametri con cui leggiamo il mondo. Reset che può concretamente rappresentare ai nostri occhi qualcosa che spaventa, che rifiutiamo pur nella profonda consapevolezza della sua veridicità.
Animali, custodi di storie è un libro affascinante quanto spaventoso, dalla lettura del quale si esce con più domande che risposte. Scoiattoli, ghiri, lontre, foche, orsi e lupi si passano il testimone lasciando che la loro immagine ai nostri occhi si deformi spostandoci nel tempo e nello spazio. Ma anche creature mitologiche, come la selkie, una foca che diventa donna se rinuncia alla sua pelle ma che torna inesorabilmente in acqua se la ritrova, come rispondendo ad un richiamo irresistibile. Sono tutte creature con le quali l’essere umano divide gli spazi, in un fragilissimo ecosistema dove tutti sono importanti e parti di una catena perfetta e inimitabile.
Palpabile è il richiamo verso la speranza in un mondo senza prevaricazione di specie, dove tutti gli esseri viventi fanno la loro parte in armonia. Come del resto è irresistibile il rimando alle filosofie e alle architetture passate e presenti che rimandano a schemi di vita differenti, ai quali dover ripensare per frenare l’attitudine all’autodistruzione del nostro pianeta, strapazzato da secoli di predominio cieco dell’umano.
Leggilo se vuoi ampliare questi temi:
- La biodiversità come patrimonio condiviso, non solo come dato scientifico.
- La necessità concreta di restituire agli animali spazi, tempi e diritti negati.
- Miti, leggende e credenze come archivi di saggezza che ci aiutano a leggere il mondo animale in modo più profondo.
- Le connivenze tra specismo, capitalismo e colonialismo: tre sistemi che alimentano lo stesso modello di sfruttamento.
- Il ruolo dello specismo come struttura culturale radicata e spesso invisibile.
- La linea mobile tra domestico e selvatico: come si è costruita e come si sta trasformando.
- La biodiversità come patrimonio condiviso, non solo come dato scientifico.
- La necessità concreta di restituire agli animali spazi, tempi e diritti negati.
- Miti, leggende e credenze come archivi di saggezza che ci aiutano a leggere il mondo animale in modo più profondo.
Il libro
Chi fa rumore nel bosco o nell’onda? Chi ci scruta, non visto? Attraverso scoiattoli, ghiri, lontre, foche, orse, lupi, gheppi e uccelli acquatici – gli animali custodi delle storie raccontate nel libro di Francesca Matteoni –, l’osservazione e l’immaginario si aprono alle più profonde forme di connessione tra le specie terrestri e gli ecosistemi condivisi, ridefinendo la soglia fra domestico e selvatico, fra amore e terrore, nell’“inebriante e dolorosa rete del tutto”.
In queste pagine le esperienze personali dell’autrice, insieme alle sue letture e memorie, si alternano a suggestioni e approfondimenti provenienti dagli Animal Studies, dal folklore, dalle tradizioni storiche e antropologiche che ci legano agli animali, fino alla letteratura, al cinema e alle arti che li vedono protagonisti. Un mondo di convivenze reali, interazioni costanti e proiezioni simboliche da decifrare, in cui ci fanno da guida creature metamorfiche (“mutaforma”) come la selkie dei mari nordici, sia donna sia foca grigia; la madre-lontra, metà acquatica e metà terrestre; la figura sciamanica dell’orsa, che scandisce il ciclo di morte, rinascita e comprensione di sé, o quella del lupo mannaro, il deviante diabolico perseguitato nei processi per stregoneria di epoca moderna. È così che le storie degli animali umani e non umani si sono intrecciate e si intrecciano di continuo nella trama ibrida dei viventi, dal culto e dalla parentela al conflitto e alla sopraffazione. Ed è per questo che gli animali reclamano il loro spazio vitale – e politico – come compagni senzienti di strada e di mondo: un atto di riconnessione con il pianeta e con tutto ciò che esiste ostinatamente insieme a noi.
L’autrice
Francesca Matteoni (Pistoia,1975) ha pubblicato le raccolte di poesia Artico (Crocetti, 2005) e Appunti dal parco (Wizarts, 2008), nonché due plaquette d’arte e la silloge Higgiugiuk la lappone nel X Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2010). Fa parte della redazione del blog letterario Nazione Indiana e si occupa della rubrica di scrittura della rivista romana «Metromorfosi».
- Casa Editrice: Nottetempo Edizioni
- Pagine: 252
- Prezzo: E 17,90
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