LA SECONDA VENUTA DI HILDA BUSTAMANTE di Salomé Esper


Quando Hilda morì, Alvaro aveva settantotto anni. Il suo dolore era indescrivibile. Quando si rividero e l’orologio riprese a camminare, avevano ormai la stessa età. Da allora in poi, il tempo non ebbe più importanza.


Un piccolo miracolo di resurrezione che spazza via tutte le certezze di questo mondo.

Il rimando ai dogmi cristiani è evidente, fin dal titolo di questo romanzo, la cui coloratissima copertina fa da specchio ingannatore sui suoi contenuti che, ben lungi da essere leggeri e fantastici, sono in realtà un richiamo su ciò che potrebbe accadere se ogni cosa conosciuta e assodata si ribaltasse, mostrano un lato metafisico. Nel titolo già si annuncia il nucleo di questo libricino, opera prima di Salomé Esper, scrittrice, editor e poeta argentina. Le seconda venuta non inneggia, forse, al giudizio universale, quando i morti resusciteranno e i giusti vivranno in eterno? Un processo di compimento della storia dell’umanità in cui ognuno raggiunge definitivamente il termine della propria salvezza o perdizione.

Nell’opera c’è un inevitabile, onnipresente rimando al tema religioso, alla Fede cristiana in particolare, con il suo fardello di penitenze e di espiazioni. Con i suoi giochi di causa ed effetto, tesi verso il concetto di peccato e remissione. Quando Hilda ritorna nel mondo dei vivi, aprendo la propria bara a mani nude ed emergendo dalla terra, ogni genere di catastrofe si abbatte sulla comunità: i vetri delle case andranno in mille pezzi, il parroco peccatore si darà alla fuga, le cavallette invaderanno il cielo, le amiche di sempre cadranno in preda al pianto purificatore.

Solo Alvaro godrà la gioia del ricongiungimento con il proprio amore perduto, senza porsi domande, accettando l’inaspettato regalo con riconoscenza. E Hilda si riapproprierà dei propri spazi, meravigliandosi della cosa più naturale e ovvia ma non per questo meno dolorosa: la vita è andata avanti pur senza di lei. Una vita vissuta dentro a piccole cose: l’amore di Alvaro che tuttavia non ha dato frutti, le piccole abitudini, la gioia di crescere la piccola Amelia, le amiche del gruppo “le devote”, assidue frequentatrici della Chiesa, più per abitudine che per vera Fede, come spesso accade. Saranno loro a paragonare la seconda venuta di Hilda ad un’apparizione, santificandola. Ma Hilda non si sente diversa da com’era prima di morire. Hilda accetta il suo risveglio per quello che è: un’occasione per riabbracciare chi ama, per essere grata, per pensare che la vita è un dono meraviglioso che non va indagato, messo sotto una lente di ingrandimento per carpirne i segreti, ma solo accettato per come è. Un fitto mistero che ci vede attori muti, in attesa di un copione a cui attenersi mentre la vita scorre gloriosa, unica e irripetibile.

L’unico timore di Hilda è rivolto verso l’esterno, verso chi vorrà giudicare, capire, investigare, ad ogni costo. Generando paura e diffidenza, tutte emozioni che non le appartengono, lei che ha condotto la sua vita con semplicità, cercando di aggiustarla al meglio secondo le sue possibilità, in buona fede.

Questo è il succo di un racconto paradossale e magico, dove religiosità e superstizione si scontrano con la gioia pura di vivere. Senza condizionamenti, né chiusure. Preclusioni, queste, che sembrano appartenere solo agli ordini precostituiti, in questo caso le istituzione religiose, ingabbiate in apparati elefantiaci e tradizionalisti, che spesso non sanno cogliere l’immediatezza e la semplicità di ciò che accade intorno a loro.

Questa cronaca di un fine settimana miracoloso scorre veloce e dona uno sguardo lungo e celestiale verso un orizzonte fantastico. La scrittura di Esper è docile, quasi fiabesca, fatta di capitoli brevi e ancor più brevi riflessioni. I suoi personaggi sono come la sua prosa. Persone limpide, gioiose, che vivono una vita semplice. Che sanno trovare il nucleo dell’esistenza senza sforzo, e che senza sforzo vivono, abbandonandosi con fiducia ai loro sentimenti. In un certo senso la resurrezione di Hilda è una ricompensa. Per lei che si risveglia e torna alla sua vita di sempre, senza rincorrere altro. Per i suoi cari, che hanno rinunciato a lei con dignità e hanno continuato a vivere nello stesso modo, mantenendo e perpetuandone la memoria. E questo è ciò che dovrebbe essere, sempre.


Il romanzo

Hilda Bustamante ha 79 anni e, come sempre succede, un giorno arriva per lei il momento di morire. Eppure, in modo del tutto inatteso, qualche tempo dopo Hilda torna alla vita, riesce a uscire dalla bara e, senza capire bene cosa le sta succedendo, si riavvia verso casa, con grande commozione di Álvaro, l’amore della sua vita, di Amelia, l’adorata nipotina adottiva, e delle «ragazze» della chiesa, che l’hanno sempre considerata una persona piuttosto straordinaria. Questo romanzo racconta la storia di Hilda e il piccolo e meraviglioso scandalo della sua resurrezione: il suo ritorno è solo il primo degli eventi che sconvolgeranno la città, fra invasioni di cavallette, vetri in frantumi e campane impazzite. Ma non è un’apocalisse, non è una storia di zombie, è piuttosto una storia d’amore, di immensa gratitudine, di comprensione e rispetto. Rediviva, Hilda cambierà il passato e il presente, trasformando per sempre le persone intorno a lei.


L’autrice

Dopo gli studi in comunicazione e in editoria, ha vissuto per diversi anni in Messico. Scrittrice, editor e poeta, ha pubblicato le sillogi poetiche sobre todo (2010) e paisaje (2014). La seconda venuta di Hilda Bustamante è il suo primo romanzo, in corso di traduzione in diversi paesi.


  • Casa Editrice: SUR edizioni
  • Traduzione: Carlo Alberto Montalto
  • Pagine: 171
  • Prezzo: E 17,50

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Pubblicato da laurasalvadori

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