
Forse esisteva un mondo in cui era possibile assecondare ogni capriccio, dove le azioni potevano staccarsi di netto da qualsiasi parvenza di ripercussione. Forse questo Philip mai del tutto presente sarebbe stato quella creatura mitologica, a metà tra un uomo oltremodo scrupoloso e uno pronto a fare di tutto. Forse anche lei avrebbe potuto non chiedere mai scusa, mai spiegarsi.
La vertigine della diversità. La paura di essere diversa.
6 febbraio 2025.
Un dilemma vecchio quanto il mondo e tuttavia irrisolto. Da un lato il luogo sicuro, la strada segnata. Il conforto del conformismo e dell’abitudine. Dall’altro l’incertezza, l’avventura. Non dover rendere conto a nessuno delle proprie scelte, senza obblighi, senza nessuno che dipenda da te. Un dilemma prevalentemente ascrivibile al mondo femminile, da sempre legato mani e piedi all’obbligo della cura. La cura, che è il prezzo da pagare per riscattare l’amore di un uomo e di una famiglia.
Il titolo di questo breve romanzo allude ai preludi di Bach, che Athena, moglie e madre felice, si diletta a strimpellare al pianoforte. Un’abilità che Athena evidentemente deve ancora sviluppare e che rappresenta il suo tentativo di riuscire a fare qualcosa di straordinario, capace di suscitare ammirazione e rispetto. Un tentativo fallace, banalizzato dal marito e dai figli. Una passione che la stessa Athena esercita in solitudine, quasi a sottolineare che suonare è un’attività oziosa, inutile, infruttuosa.
Athena ama il marito Dexter. Il loro è un amore maturo, lontano dagli affanni e dai virtuosismi della passione. La coppia conduce un’esistenza spartana con i due figlioletti, uno dei quali affetto da un evidente ritardo cognitivo. Persino verso la disabilità del figlioletto la coppia ha un atteggiamento tiepido, quasi di fastidio. Pur nell’apparente unità familiare e nel ménage lineare, senza asperità, la famiglia vive una vita tarlata dall’abitudine e chiusa nella gabbia dei ruoli. Senza che nessuno di loro abbia piena contezza di come il contesto e l’epoca in cui vivono condizioni la loro condotta e la loro impostazione di vita. Un’equilibrio precario, che si rompe quando nella loro vita irrompono Elizabeth e Vicki che, al contrario di loro, vivono una vita senza regole, dedita alla promiscuità e alla soddisfazione di ogni capriccio.
Sarà sufficiente una breve frequentazione perché ogni schema si scardini. E la caduta sarà esemplare, roboante, rovinosa. L’occasione per ripensare alle scelte fatte e per riconoscere le proprie debolezze e imperfezioni. Per accogliere anche il lato nebuloso e imperfetto di ogni cosa, lasciando che tutto ciò di cui ci siamo presi cura si deteriori.
Una lettura vorace e impietosa, che mette in discussione molte delle nostre certezze e che smaschera la fallacia di ogni perbenismo. Che scava sui condizionamenti sociali e familiari e sul ruolo della donna in seno alla famiglia. Un ruolo che si pretende immune dal desiderio di trasgressione, dagli attacchi della noia e dall’oppressione degli obblighi che gli attribuiamo, più o meno consapevolmente.
La scrittura di Helen Garden è fluida, informale, a tratti anche scarna e spesso imprevedibile. Abile a disegnare le abitudini dei personaggi, utilizza con efficacia un registro colloquiale, riuscendo a trattare temi complessi con semplicità e ad introdurre il lettore a riflessioni profonde sulla vita e sui ruoli che la società impone senza pretendere di farlo con quella solennità che potrebbe essere percepita come ostica o tediosa.
Impossibile non lasciarsi avvolgere dalla freschezza di questi personaggi, brillanti seppur sfocati da una nuvola di malinconia. Tutti sono investiti da una sensazione di irrisolto. Incompresi per ragioni diverse da chi sta loro davanti e dalla società intera, che condanna inevitabilmente ogni deviazione, ogni scartamento rispetto al consueto. Ognuno in fondo è raggomitolato sulle proprie piccole insoddisfazioni e solitudini. Nessuno è libero, come in effetti accade anche nella vita vera.
Garner del resto non ci concede speranza. In ognuno di loro è possibile intravedere una resa. Come se ad un certo punto ognuno debba giocoforza risvegliarsi da un sonno agitato. nel quale pare di intravedere l’abbaglio e i riverberi fugaci di un sogno.
Il romanzo
Anni Ottanta, periferia di Melbourne. Dexter e Athena Fox conducono una vita tranquilla con il figlio maggiore Arthur e il piccolo Billy, affetto da disabilità. La loro casa è spartana, quasi povera – “le pareti tutte crepate, i pavimenti inclinati e le porte traballanti negli stipiti” –, ma dentro contiene un mondo ricco d’amore e condivisione. Tutto cambia, però, quando Dexter si imbatte in un’amica di vecchia data, Elizabeth, che entra nella loro quotidianità con la sorella minore Vicki. L’arrivo delle due giovani donne stravolge le abitudini dei Fox e il loro piccolo universo si apre all’ambiente bohémien della città, dove le consuetudini borghesi sono rigorosamente bandite e a governare è solo il desiderio. Il rapporto tra Dexter e Athena verrà messo alla prova, facendo affiorare in superficie tutti i loro segreti e i bisogni taciuti.
La prosa di Garner, come ha scritto Ben Lerner, è “una singolare combinazione di intimità e lontananza”, e riesce così nell’impresa di catturare il sentimento e le contraddizioni di un’intera epoca. Insieme a lei ci affacciamo in punta di piedi e restiamo in ascolto delle vite inquiete e imperfette di questi personaggi, sempre alla ricerca di connessioni in un tempo che sfugge loro dalle dita. Piccoli preludi è un capolavoro finemente inciso che celebra la bellezza enigmatica e la fragilità dell’esistenza.
L’autrice
Helen Garner è nata nel 1942 a Geelong, e ha studiato alla Melbourne University. Ha insegnato nelle scuole secondarie fino al 1972, quando è stata licenziata per aver risposto alle domande dei suoi studenti sul sesso, e ha quindi iniziato a scrivere articoli giornalistici per guadagnarsi da vivere. Come piombo nelle vene (nottetempo, 2024), suo libro d’esordio, le è valso il National Book Council Award nel 1978. Da allora Garner ha pubblicato numerose opere di narrativa e saggistica e prodotto lungometraggi. Il suo romanzo più recente, La stanza degli ospiti (Mondadori, 2009), ha vinto diversi premi ed è stato tradotto in molte lingue. Piccoli preludi (1984) è per molti il suo capolavoro. Riscoperta negli ultimi anni da critica e pubblico, è oggi considerata la maggior scrittrice australiana vivente.
- Casa Editrice: Edizioni Nottetempo
- Traduzione: Milena Sanfilippo
- Pagine: 132
- Prezzo: E 16,50
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