
La violenza dei cani, quando c’è, è la nostra violenza. La rabbia viene dall’altra faccia della luna, è una delle nostre radici profonde, per questo chiede spazio, anche se non ne ha diritto, per questo attacca quando chi la sente è sicuro di essere stato attaccato. Non c’è legge che governa lo spavento di stare al mondo.
30 settembre 2024
L’innocenza di un piccolo muso nel fango.
L’immagine del piccolo cane tra i flutti del fango, naufrago innocente nelle spire di un mare di giallo, non mi abbandona mai, mentre leggo questo romanzo memoir. Il perro enterrado di Goya, emblema dell’innocenza, dell’arrendevolezza davanti alla morte, che coglie un essere esente da ogni colpa e lo immola nella sua totale impotenza, appare sotto le pagine, come un ectoplasma. La natura delle cose, la loro anima profonda e immutabile restituisce la consapevolezza che l’uomo non possa governare alcunché, giacché anche il suo essere, la sua stessa anima è comandata da leggi antiche e istintive. L’uomo e la bestia non sono che specchi. L’uno riflette l’altra e lo completa, lo risolve.
In Billy in cane vi sono, vividissime, le eco de Il richiamo della foresta. Anche Billy, come Buck, vive l’asservimento alle leggi dell’uomo, seppure in un contesto domestico. Buck è per Billy l’esempio, la cartina di tornasole che sancisce ciò che può essere accettato come codice di comportamento e ciò che invece non si può evitare di fare. Il morso, che in certi casi è come una vertigine. La rabbia, quel vortice che annulla ogni volontà e ogni raziocinio. L’impulso sessuale, cieco, ineluttabile istinto. E come Buck, Billy torna alla natura, alla terra che è l’ultimo grembo di ogni essere vivente e alla ferinità, che da sempre governa il suo essere.
Billy il cane è una lettura che incanta, che riduce una vita intera ad un pugno di cose e di sensazioni. Un lungo racconto a due voci che riassume l’intensità e l’unicità del rapporto tra il cane e il suo uomo, il suo tutore, come Rollo suggerisce (che immagine intensa, quella dell’uomo come tutore del cane! Un’immagine che suggerisce parità di dignità e scambio di energia costante e costruttiva).
La voce narrante è Billy, che dall’uomo mutua le parole, i modi di vivere e ne estrae saggezza e luce. Una vita che inizia tra gli stenti, in cattività, e che rinasce con l’uomo che decide di salvarlo. In realtà la salvezza è una corrente densa e mutevole, che va e viene in entrambe le direzioni. Billy e l’uomo non cessano mai di compenetrarsi e di assistersi. La mutualità del loro rapporto non viene mai meno, anche nelle incomprensioni che lo scuotono. Il gesto incompreso dell’altro è sempre un invito ad allargare il proprio sguardo. Che non sempre funziona. Il cane racconta le gesta di un terzetto di umani (il tutore e la sua famiglia). L’uomo vede e vive la ferinità del cane, i suoi caparbi istinti, la volontà di ritagliare nella calma vita domestica un angolo in cui sfogare il suo lato selvaggio. Il susseguirsi delle voci narranti, dei fatti salienti di una vita intera, del dilagare di debolezze e bisogni che la presenza dell’altro può provare a curare, fanno di questo romanzo una lettura commuovente, intima e coinvolgente, che non cede facilmente il passo al sentimentalismo. Rimanendo asciutta, quasi scarna, volta a far emergere l’essenziale. Senza suggerire, al contrario, invitando il lettore ad immedesimarsi, a completare pensieri e sensazioni, elaborando e ripensando alla profondità di un rapporto fatto di silenzi e di intuizioni.
Bella la prosa di Rollo che coglie con estrema naturalezza ogni increspatura emotiva per la capacità, quasi soprannaturale, di descrivere l’animale, dentro e fuori di esso. Poetica, indulgente e portatrice di una riflessione profonda su cosa significhi, oggi, concedere spazio e voce all’istinto e all’autenticità senza filtri.
Una lettura che mi riporta alle suggestioni ferine di I miei stupidi intenti di Zannoni e che ritorna, come un cerchio, al piccolo cane prigioniero della sabbia: la vita è tutto un fluire verso l’ultimo atto, nel quale si consuma il vero e unico dramma della natura: quel semplice “finire” che si consuma, da sempre, in solitudine.
Il romanzo
Tra gli ontani, gli aceri, i castagni e le balze erbose dell’estate, Billy il Cane si muove non visto verso una meta che conosce lui solo: ha consumato il suo tempo. Si sottrae fieramente al consorzio umano, come la sua profonda ferinità gli impone. I suoi tutori lo cercano e lui, fratello della notte, inciampa con la memoria nella sua vita da cane: rivede l’infanzia disgraziata, l’ingresso nella casa del balzano terzetto dei suoi tutori che lo hanno strappato alla strada, la biblioteca del tutore dove ha ‘assaggiato’ la carta di tanti libri e per osmosi ha imparato la sua lingua. E poi le sfide, le risse, i morsi, gli amori e soprattutto la rabbia che sempre ha abitato il suo bellicoso cuore smargiasso, impaziente di avanzare nel mondo. Il piccolo cane con la lettera maiuscola se ne va, con le orecchie di velluto puntate verso il cielo, per continuare a sentire tutto, eterno come eterne sono le vite di chi ha molto vissuto.
L’autore
Alberto Rollo, nato a Milano, è scrittore, critico, traduttore e figura significativa dell’editoria italiana. Operatore culturale, grande appassionato di musica, è traduttore, fra gli altri, di Jonathan Coe, Steven Millhauser, Truman Capote, Henry James. Ha pubblicato Un’educazione milanese (2016, finalista al Premio Strega 2017), L’ultimo turno di guardia (2020, Premio internazionale L’Aquila, terna finalisti Premio Napoli) e Il miglior tempo (2021).
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Data di uscita: 3 settembre 2024
- Pagine: 181
- Prezzo: 16,90
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