GLI STRAORDINARI di Edoardo Vitale



Le giornate erano ancora abbastanza lunghe e si faceva in tempo a cogliere l’ultima luce del giorno mentre si posava sui grattacieli che tracciavano forme nitide nel cielo. Uomini in camicia dai tagli di capelli perfetti e donne dalle borse griffate si mischiavano con gli adolescenti in tuta e scarpe da ginnastica. Passeggiavano su viale Europa finché non prendevano posto fuori dai bar per bere gli Aperol Spritz che avevano agognato per tutto il giorno.
Sembravano assolutamente determinati a dimenticare quello che era avvenuto e ciò che erano stati nelle otto ore precedenti.
L’aperitivo era il corollario naturale di ogni giornata di lavoro, di lì a poco il quartiere avrebbe sprigionato il bagliore finale, prima di svuotarsi rapidamente e cadere in un coma denso e ovattato, una specie di stand-by indotto. Nei giorni infrasettimanali non c’era una vera vita notturna all’EUR, fatta eccezione per i rider che sfrecciavano in scooter e consegnavano cibo nelle ville limitrofe, trincerate dietro alte siepi e schiere di telecamere di sorveglianza, antifurti, inferriate e cancelli allarmati. Tutto il quartiere poteva sembrare un set cinematografico a fine riprese, sui circoli sportivi e sulle insegne degli estetisti calavano il buio e il silenzio e si espandevano a macchia d’olio verso i sobborghi circostanti del Torrino, dell’Axa, di Casal Palocco, i quartieri discreti, dove vivevano i car-diologi, gli avvocati, i chirurghi, i manager e i calciatori, per rimanere immuni agli abomini che dominavano il resto della città.
Poi, al mattino seguente, gli stessi uomini in camicia e le stesse donne incipriate sbucavano uno a uno dai garage, a bordo dei loro SUV, per fare ritorno negli uffici, dopo aver lasciato i figli al sicuro nelle scuole private. Alcuni di loro, prima di aprire lo sportello, si abbandonavano a un breve pianto. 

23 settembre 2024

Quando la carriera risucchia la vita e la deforma. Il caso dei millenials, la generazione di mezzo.


Gli straordinari non sono le ore che dedichiamo al lavoro che non sarebbero dovute. Sono le persone che rompono le righe, che si tolgono cravatta e tacchi vertiginosi, che resistono alle tentazioni di una realtà che ci vuole asserviti ai simboli e alle etichette.

Questo romanzo è un racconto vertiginoso e spietato dell’epoca in cui il lavoro ci ha investiti e e risucchiati. L’epoca in cui il successo professionale è divenuto un tiranno sempre più esigente, difficile da mantenere se non a costo di enormi sacrifici. Che annulla la vita privata e pretende di pilotarla come crede. Che vuole sempre di più. Che annienta desideri, sogni e aspettative. Un equilibro che può spezzarsi con niente e che va mantenuto ad ogni costo. 

Poco più che trentenni, Nico e Elsa hanno raggiunto un’importante posizione lavorativa in seno ad un’azienda che promuove i valori green, tanto in voga. Il lavoro, con i suoi tempi, scandisce la loro vita, sempre più orchestrata da quelli che l’azienda ritiene essere i suoi valori cardine.

Il bisogno di controllo, l’insonnia costante, le emicranie, quell’ansia  sottile che verosimilmente può essere scambiata per adrenalina, sono ormai compagni di vita. Vita che si è trasformata in un vortice senza via di fuga. 

Non si può evadere da una simile prigione. Una gabbia dorata inespugnabile abitata da altri inconsapevoli prigionieri con i quali dividere una vita al servizio di obiettivi sempre più ambiziosi.

Nico tuttavia inizia a mettere in discussione se stesso e ciò che ha dovuto modificare per inseguire il successo e le aspettative degli altri. Il suo occhio vede con estrema chiarezza cosa è diventato, un ingranaggio in una catena inesorabile e affabulatrice. Il suo rapporto con Elsa che sembra esistere e resistere anche grazie al collante e alla pressione del loro lavoro. Il suo stesso corpo, che sembra ribellarsi ai ritmi che Nico gli impone. Una vita intera costruita al servizio di una missione che giorno dopo giorno appare sempre più  forzata e subdola.

Edoardo Vitale confeziona un romanzo dagli echi distopici e dalla forza narrativa travolgente che possiede una profondità, una consapevolezza e una chiarezza che stordiscono. 

Capace di smontare con grande efficacia i costrutti assurdi e fallaci della società consumistica e di scoprire le trappole che la società tende all’uomo senza sosta, rappresentandogli un mondo fittizio e dorato che invece è il tiranno più feroce che possiamo immaginare.

Vitale ci mostra cosa c’è al di là del confine, oltre il confort dei nostri modi di vivere. Una terra insidiosa piena di buche e di gorghi.  Ma che può essere abitata, grazie all’enorme potere del compromesso e della rinuncia in favore di schemi esistenziali più semplici.

Questo romanzo è quanto di più coraggioso, poetico e dirompente si possa leggere. È una lettura che scoperchia vasi e cancella a colpi di spugna costrutti e dettati. 

Un canto che libera la generazione di mezzo, nata e cresciuta sotto la luce accecante della produttività a tutti i costi e maturata mentre la velocità del cambiamento confonde ogni percezione. Questo romanzo gli concede il beneficio della vertigine, dello straniamento. E una seconda occasione, sempre.


Il romanzo

Nico ed Elsa si sono conosciuti durante gli anni dell’università, a Roma. Mentre il paese era paralizzato dalla crisi economica e i loro coetanei andavano all’estero per cercare lavoro o per trovare se stessi, si sono innamorati sfacciatamente, e a quell’amore si sono aggrappati come a una scialuppa durante una tempesta. Dopo qualche anno di appartamenti condivisi e lavori precari, sono stati assunti da pANGEA, una multinazionale che si occupa di sviluppo sostenibile e transizione ecologica: in pratica, di aiutare i brand ad apparire più etici e green. Oggi hanno trentasei anni e grazie al loro talento e ad alcune idee di grande successo, come un’app di ginnastica respiratoria che stimola la produttività degli utenti, hanno scalato i vertici dell’azienda. Sono direttori creativi del reparto di Innovazione digitale, vincono premi prestigiosi, hanno comprato casa e l’hanno arredata con devozione, possono permettersi cibo a chilometro zero, viaggi intercontinentali, abbigliamento slow fashion. Ma lavorano senza sosta, sono costantemente connessi, hanno la sensazione di non potersi fermare mai, neppure la notte, quando i progetti e le scadenze si trasformano in incubi. Mancano poche settimane al p-Day, l’appuntamento più importante dell’anno, il giorno in cui pANGEA presenta al pubblico i prodotti del futuro. Quest’anno si terrà per la prima volta a Roma e la squadra di Innovazione digitale è più che mai sotto pressione. Mentre il caldo assedia la città, gli incendi costringono le persone a chiudersi in casa e le proteste degli attivisti climatici vengono represse con la forza, nella quotidianità apparentemente perfetta di Nico ed Elsa si insinuano, come granelli di sabbia in un ingranaggio, dubbi e insofferenze impossibili da ignorare. Con una prosa precisa e affilata, a tratti frenetica, a tratti malinconica e pervasa di dolcezza, Edoardo Vitale si chiede che cosa sia l’amore ai tempi della performance, dell’ansia dilagante e della crisi climatica. Gli straordinari è la storia di Elsa e Nico, ma racconta il presente e il passato recente di un’intera generazione, esplora il suo complesso rapporto col lavoro e ne smaschera in modo sconcertante ossessioni, vizi, dipendenze e paure.


L’autore

Edoardo Vitale è nato a Roma nel 1989. Scrive di cultura per diversi magazine, Gli straordinari è il suo primo romanzo.


  • Casa editrice: Mondadori
  • Pagine: 170
  • Prezzo: E 18,50

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Pubblicato da laurasalvadori

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