OLIVIA di Dorothy Strachey


Straziami, ma di baci saziami: genesi, estasi e veleno del primo amore.


La serata era finita. Era tempo di andare a letto. Avrei voluto che durasse di più. Qualcosa stava per succedere che io temevo non meno di quanto lo desiderassi. Mi stavo avvicinando a un abisso in cui sarei caduta piena di ebrezza e di paura. Distoglievo gli occhi, ma sapevo che era là.


21 gennaio 2023

E’ interessante e singolare che la genesi di questo romanzo sia piena della stessa struggente titubanza che coglie Olivia, la protagonista, quando giunge a Les Avons e conosce Mlle Julie, restandone come abbagliata. Uno stordimento, un’attrazione senza nome che inciampa su se stessa, alla ricerca di una definizione e di una collocazione.

Così come Olivia percepisce che il suo amore per Julie si aggira sul confine del proibito, così anche Dorothy si rende conto che la storia che ha scritto potrebbe essere fraintesa o peggio, attribuita alla sua sfera personale. Perché indubbiamente la sua è una storia d’amore che cerca altre definizioni allo scopo di sviare il lettore, mentre, in modo assai contraddittorio, nega con forza la sua stessa essenza, cercando di relegarla alle aberrazioni, alle fantasie di una sedicenne.

Dorothy Strachey scrive “Olivia” nel 1933. Vorrebbe mostrarlo, renderlo noto (è dello stesso anno il tentativo di farlo leggere a Gide, che invece dedica al manoscritto meno di una rapida occhiata). La lettera che accompagna il manoscritto è una commistione di desiderio di darlo alla luce e impulso a schernirsi, ad ammantarsi di modestia e, forse, di quella velata insicurezza che prende quando non si è certi, anzi si teme fortemente, di non essere compresi dall’interlocutore.

L’incertezza ha la meglio e il manoscritto rimane in un cassetto. Poi, anni dopo, quando l’autrice è ormai ottantenne, Dorothy torna sui suoi passi e lo dà alla stampa. L’età è tale che nessun timore ormai contamina la voglia di rendere pubblico il romanzo. Ed arriva il successo. Cospicuo, roboante.

Un successo comprensibile nella sua dinamica potente. Il ricordo, la eco del primo amore è un rimbombo che in chiunque stenta a cessare. Difficile non riconoscersi in Olivia, nella sua delicata e innocente spinta ad amare. Un amore che cerca una definizione, senza confini precisi se non quelli dei sensi, dell’estasi, di quella gioia che irrompe all’improvviso nel petto e crea voragini sanguinanti. Un amore che non si sa cosa sia, perché prima di allora non si è mai amato. Il fremito che spossa le membra, la fibrillazione insopportabile e quasi mistica che ci investe quando l’attesa di un gesto, di una parola diventa insostenibile.

Il romanzo, condotto in prima persona, è una vera e propria indagine sulle conseguenze della passione. Olivia è inspiegabilmente attratta dalla sua insegnante, M.lle Julie. Una donna affascinante ma anche ambigua, nella quale l’istinto materno e la tensione erotica si scontrano e si compenetrano al tempo stesso. Olivia cerca attenzioni; l’estasi della letteratura si fonde in lei con il desiderio fortissimo di essere accolta e capita. L’anelito ad un contatto intimo diventa insopportabile. Olivia teme un confronto, un contatto ma lo desidera con tutta se stessa fino ad immaginare di essere amata dello stesso accecante amore. Eppure Olivia non sa immaginare un modo per essere amata da Julie. Ma brama questo innominato ardore al punto di restare sospesa in un limbo immaginario, in attesa perenne che qualcosa accada, vittima di un desiderio sessuale che non conosce come tale e che provoca in lei una frustrazione cocente e un’estasi assoluta che coesistono e si scontrano acuendo e fagocitando una dolorosa tensione.

E’ proprio in questo passaggio l’assoluta pienezza e genialità di questo romanzo. Il saper rendere, in modo assolutamente lampante, cosa sia l’amore. Un misto di vergogna e di voluttà. Una ricerca ossessionante di pienezza, di una foce libera e quieta per quel fiume impetuoso che ci prende quando amiamo e abbiamo paura di non essere amati. Quando desideriamo e ricerchiamo con ottundente insistenza lo sfogo che permetta a tanta sfiancante pressione di liberarsi e di farci godere di quella pienezza che abbiamo irrimediabilmente perduto con la fine dell’infanzia, quando tutto era accessibile. Quando desideriamo ma non sappiamo perché. Quando sappiamo che soffriremo ma ugualmente vogliamo affrontare il travaglio, il guado, la scure della delusione. Perché conoscere è sempre meglio di indugiare nella palude dell’insoddisfazione e dell’incertezza.

Quando Dorothy scrive questo romanzo ha 68 anni eppure le eco dell’adolescenza sono ancora chiarissime in lei. La sua prosa è lancinante, piena di un pathos roboante e inarrestabile, che tocca acuti di incredibile estasi amorosa e scende a farsi trascinare dai gorghi scuri del dolore, tanto più forte perché incomprensibile. Una trama che cede il posto ad una indagine profonda dell’io più sconosciuto e segreto e che finisce per trascinare via con sé quel piccolo mondo fatto di poesia, letture e passeggiate nei boschi, La passione malcelata tra Olivia e Julie interrompe un equilibrio e scatena lotte intestine, fino a chiamare a sé la tragedia, ultimo atto di un caos emotivo e sensuale che scardina tutto ciò che era precostituito e conosciuto.

Olivia è un romanzo indimenticabile, che porta in sé il candore dell’infanzia e la consapevolezza amara ed egoista dell’età adulta. Due mondi che si scontrano e che implodono dentro Olivia, e che la accompagnano verso la dolorosa conoscenza di sé e del mondo che le sta intorno. Insegnandole la sconfitta, il perdono e il privilegio di farne tesoro per il futuro.


Il romanzo

Delicata confessione in equilibrio tra l’innocenza della giovinezza e le ambiguità del mondo adulto, Olivia è un romanzo ambientato nel collegio francese di Les Avons, dove la protagonista, sedicenne, viene mandata a completare la sua educazione, com’era d’uso nelle famiglie inglesi ai primi del ’900. In quel luogo in cui regna – per l’epoca – una straordinaria libertà intellettuale, Olivia scopre l’amore: è una delle direttrici della scuola, Mademoiselle Julie, a sconvolgerla, con tutta la violenza di una passione che si manifesta soltanto in piccoli gesti – una carezza, il regalo di un dolce – ma che non per questo è meno assoluta, segnata com’è da momenti d’inebriante felicità alternati ad altri di cupa disperazione. In un mondo così fragile che basta un sussurro per mandarlo in frantumi, la passione di Olivia è un tornado che scuote l’intero collegio, suscita gelosie, maldicenze, invidie e incomprensioni ed esaspera gli animi a tal punto che una tragedia è forse l’unica conclusione possibile…

Un classico di straordinaria attualità per il modo in cui tratta i temi dell’identità sessuale e dell’affermazione femminile, esaltato dalla magistrale traduzione di Carlo Fruttero e da una illuminante introduzione di André Aciman.


L’autrice

Dorothy Strachey (1865-1960) nasce a Londra da Sir Richard Strachey, un ufficiale, e da Jane Grant, ed è la terza dei loro dieci figli. La famiglia è molto attiva in ambito culturale (la madre è anche una suffragetta) e Dorothy, dopo aver frequentato il collegio francese di Les Ruches e l’Allenswood Academy, presso Londra, diventa insegnante di quest’ultima; tra le sue alunne c’è anche Eleanor Roosevelt, la futura moglie del presidente degli Stati Uniti. Nel 1903, quasi quarantenne, sposa il pittore Simon Bussy e i due si trasferiscono a Roquebrune, nel Sud della Francia. Nel 1918 conosce André Gide, di cui diventerà la traduttrice e al quale sarà legata da una profonda amicizia.


  • Casa Editrice: Astoria
  • Data di uscita: 23/01/2024
  • Prezzo: E 16,00

Pubblicato da laurasalvadori

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3 pensieri riguardo “OLIVIA di Dorothy Strachey

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