GIORNO DI VACANZA di Inès Cagnati

Ho camminato. Ho camminato a lungo nel freddo della terra e del cielo. La neve ha cominciato a cadere, soffice, silenziosa. Sono diventata un blocco di ghiaccio vacillante alla deriva nella neve. Nevicava senza sosta e io camminavo senza sosta.

Poi, sul finire della notte, sono arrivata ai margini della palude immobile per il gelo sotto un freddo cielo stellato. Ho pensato a Daisy che dormiva nella sua cuccia, con il piccolo nell’incavo della pancia morbida. Mi sono detta: E’ una buona madre, Daisy, è una buona madre.


13 luglio 2023

Inès Cagnati torna in libreria con una nuova ballata sull’infanzia. Galla è una ragazzina appena adolescente che vive con la sua famiglia in un territorio ostile, paludoso, dove tutto è acqua, umidità, tormento. Un luogo inospitale, povero, che ha contaminato anche la sorte e gli umori della sua famiglia, che vive di stenti cercando di ricavare quel poco da una terra piena di sassi e da un manipolo di animali smunti. Una sfortuna che ha a che fare con la terra ma anche con la pluralità di figlie femmine nate una dopo l’altra come i flutti incessanti di un fiume in piena. Tante e quasi indistinguibili l’una dall’altra agli occhi del padre, irascibile e intristito dall’indigenza e da tutte quelle figlie, ma anche a quelli della madre, che partorisce femmine una via l’altra finendo per non curarsi di loro, tanta è la stanchezza e l’inesorabilità di questo suo destino.

Galla è forse la preferita della madre, che soffre la sua mancanza da quando è riuscita ad essere ammessa al liceo, che si trova a 35 chilometri di distanza da casa. Distanza che Galla percorre in bicicletta, anche dentro al freddo tagliente dell’inverno, schivando le insidie della palude e del fango, che pare risucchiare ogni cosa e nascondere insidie immaginabili. La bicicletta, un arnese rugginoso e cigolante, è la sua unica ricchezza. Un amore odio che Galla subisce senza ribellarsi, sebbene le scorribande in bicicletta siano estenuanti e talvolta anche spaventose per una bimbetta della sua età, affamata e malvestita.

Galla non possiede altro. Il suo corredo proviene dall’aggiustatura dei vecchi vestiti di una zia morta. Il suo aspetto è terribile, un coacervo di trascuratezza, di povertà, di sporcizia e di bruttezza. Galla ne soffre ma tiene duro. Le difficoltà l’hanno resa coriacea ma anche estremamente sensibile e vulnerabile.

Verso la madre nutre sentimenti contrastanti. Lo struggimento infinito per la sua condizione di vita, stritolata tra l’estrema indigenza e le cattiverie del marito. La pena, l’amore struggente che sembra poter straripare dal suo cuore matto, che batte al ritmo delle sue paure e dei suoi tormenti interiori. Ma anche rabbia, impazienza, che scaturiscono da un legame insopprimibile che tiene Galla in scacco, consapevole di non essere capace di procurare ulteriore amarezza alla madre, che le appare spesso distante e insensibile. Una madre colpevole di soffrire e di far soffrire a sua volta. Un amore malato che spinge Galla a rubare nel convitto ove abita pur di strapparle un attimo di felicità in mezzo a tanta mestizia. Una madre incapace di sentire le istanze emotive della figlia che, nel suo giorno di vacanza da scuola affronta il viaggio in bicicletta per andare a trovarla. Galla in realtà non varcherà mai la soglia di casa. Il padre la sbatterà fuori e Galla passerà la notte nel fienile con la cagna Daisy e il suo cucciolo. Un cucciolo ben pasciuto, che dorme tra le zampe morbide della madre. Una madre amorevole, attenta, che vive la propria maternità con infinita devozione. Una buona madre.

La notte nel fienile, pregna delle eco dei ricordi d’infanzia, delle storie di famiglia e delle sventure delle sue numerosissime sorelle vive e morte e il giorno successivo, in cui non riesce a risolversi di mostrarsi alla madre e che trascorrerà nel periglioso viaggio di ritorno verso il liceo, sono il volano dei pensieri di Galla, delle sue amarezze, delle sue considerazione sulla vita, sull’amicizia, sulla famiglia. Pensieri candidi, profondi, dolorosamente incentrati sulla difficoltà di vivere senza una guida, senza nessuno che la ami e a cui importa di lei. Il sentirsi indesiderata e brutta è un tutt’uno con la sua estrema indigenza. Una povertà che dà il diritto a chiunque a trattarla con sgarbo e incostanza. La sua solitudine è motivo di indifferenza e di diffidenza da parte delle compagne ma anche dei suoi professori, dipinti come esseri meschini e supponenti.

Inès Cagnati riesce ancora una volta ad incantarci con un racconto intimo, crudele, struggente, che è un coltello affilato dentro carni morbide, che strazia e regala un dolore sordo e illuminato. Quel dolore che fa urlare mentre conduce verso l’estasi. La sua prosa è struggente, profonda, efficace nel descrivere il candore di un’infanzia che resiste ai pugni della vita con innata grazia e con l’indulgenza di chi cerca un perdono e perdona a sua volta senza sforzo alcuno.

Una vita amara e un’infanzia senza più gioie. Lo sguardo spalancato sull’abisso della povertà, sulla meschinità di un destino che ci siamo in qualche modo meritati, per pigrizia o per malasorte.

Quell’unico giorno di vacanza è in realtà la prova generale di una sconfitta. Ed è anche un’occasione mancata e una prova di viltà e di lassismo. Che ci parla di un destino ineluttabile che l’uomo finisce per accettare, un destino che ci siamo meritati per aver accettato la palude, i sassi, la povertà e la morte senza ribellarsi. Il destino di tutti i poveri, che non possono cambiare il corso delle cose perché ormai scritturati dalla vita a recitare il ruolo dei perdenti. Un destino orrendo e implacabile che ci apparire degno e desiderato perfino l’amore e le attenzioni di una cagna, che accoglie, scalda e non fa domande.

Una prosa davvero superativa, intensa e struggente, che cala un velo di tristezza sugli occhi. Malinconia che implode su se stessa, che distrugge e che illumina tutto con la luce tenerissima della poesia.


Il romanzo

Non si può crescere in un paese di paludi, di piogge, di nebbie, di terre livide dove tutto muore, senza rimanerne segnati per sempre: di più, senza assomigliare a quel paesaggio inamabile. Né vivere in una casa fatiscente, sperduta fra boschi, malerbe e acque solitarie, dove anche l’amore è intollerabile violenza, senza desiderare che il mondo intero esploda «in una girandola di sangue». Nera come una zingara, taciturna come uno strano fiore selvatico, traboccante di rancore e di disprezzo per se stessa, Galla vorrebbe solo andarsene via, lontano dai troppi lutti, dal peso delle innumerevoli sorelle, da un padre abbrutito dal lavoro, dalla madre che ama troppo per sopportarne la dolente presenza. Ma l’unica possibilità di fuga, oltre ai sogni, è la vecchia e fragile bicicletta dal lamento di salamandra morente, e l’unica meta la scuola dov’è interna, a trentacinque chilometri, in città. Un tragitto che separa due vite e due mondi inconciliabili – la pietraia che non dà frutti e le terre miracolate dalla fertilità –, e che un sabato Galla decide di percorrere per rivedere la madre: sarà un giorno di vacanza sinistro e fatale, dove tutto precipiterà, rivelandole il senso di ogni cosa. Perché il malevolo, straziante paese da cui proveniamo – sembra dirci Inès Cagnati con la sua prosa di insolente intensità – è la carne stessa di cui siamo fatti, e possiamo, se non sbarazzarcene, almeno intravedere nel ricordo le meraviglie di cui era fiorito.


L’autrice

Inès Cagnati (21 febbraio 1937 – 9 ottobre 2007) è stata una scrittrice e pittrice francese. Nata a Parigi, ha trascorso gran parte della sua vita nel sud della Francia. La sua carriera artistica ha abbracciato diverse forme di espressione, includendo la pittura, la scrittura di racconti e romanzi, nonché la traduzione di opere letterarie. Nonostante la sua breve carriera letteraria, Inès Cagnati ha lasciato un’impronta significativa nel panorama letterario francese. I suoi romanzi e racconti sono stati apprezzati per la loro profondità emotiva e per la capacità dell’autrice di evocare paesaggi e atmosfere suggestive.


  • Casa Editrice: Adelphi Edizioni
  • Traduzione: Lorenza di Lella e Francesca Scala
  • Pagine: 151
  • Prezzo: E 18,00

Pubblicato da laurasalvadori

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