Intervista a FRANCESCO ZANI

Torino, 21 maggio 2023

La pioggia imperversa su Torino e il Salone è affollatissimo. Francesco Zani mi si para davanti. È giovane, informale, sorridente. Mi ha già conquistata come prima di lui lo ha fatto il suo romanzo d’esordio, Parlami, una fetta di provincia italiana, quella avida di successi facili, di competizione spesso non proprio sana e anche di qualunquismo. Quella che non vede se non vuole vedere. Che non accetta la diversità perché la vive come il segno tangibile dell’insuccesso, la peggiore onta per un piccolo imprenditore stagionale che sogna la ricchezza facile e indolore.

In Parlami il protagonista è l’anello debole di una famiglia di instancabili lavoratori. Eppure sarà quello che illumina tutto con la sua saggezza e la sua generosità.

Un romanzo che ci tocca da vicino e che ci insegna che la diversità a volte è una chiave che sa aprire molte porte.


Chi è Gullit, il protagonista del tuo romanzo?

Alessandro detto Gullit è un bambino che nella Romagna degli anni 90′ ha il coraggio di essere diverse: parla solo con il fratello maggiore e quando lo fa balbetta, lascia accese le luci di casa, legge il giornale al contrario, non ha amici, non ha passioni. Vive la sua vita come d’istinto, riuscendo a instaurare un legame solo con il fratello maggiore. 

Il tuo romanzo parla di legami, di diversità, di inclusione. Quale di questi aspetti ti sta più a cuore?

Certamente tutti e tre quelli che tu citi. I legami sono quelli che mandano avanti la vita di tutti noi, il motore che ci rende qualcosa di più di esseri solo esistenti; la diversità ci fa scoprire chi siamo, trovando attorno a noi le cose che sentiamo lontane e quelle che invece riconosciamo in noi; l’inclusione è invece il concetto più difficile e arduo: è qualcosa di alto per cui serve tanta fatica. E credo che a tutti i livelli, nel nostro paese, ci sia tanto da fare. 

La famiglia è un altro tema. Quella di cui parli è una famiglia disfunzionale che preferisce non vedere ciò che invece è piuttosto evidente. Mi riferisco naturalmente alle problematiche di Gullit. Cosa mi dici a riguardo?

La famiglia di questo romanzo non vuole mai essere giudicata, mi piaceva fare un ritratto di qualcosa che mi è capitato di vedere e di osservare. I genitori sono presi dalle loro cose e non riescono a vedere davvero Gullit così come il fratello maggiore che però compie un percorso un po’ diverso. Il padre e la madre rimangono fermi verso loro stessi, prima di crollare definitivamente. 

In Parlami disegni molto bene la provincia italiana. Un luogo insidioso, in cui il bisogno di conformarsi , la smania di fare soldi e di affermarsi sostituisce a volta il bisogno di guardarsi in faccia. Quanto ha influito crescere in provincia nella tua formazione?

La provincia mi ha donato la cosa più preziosa che un ambiente possa far nascere dentro di noi: la noia. Ci ho combattuto per tutta l’infanzia insieme ai miei amici, e questo ci ha temprato e ci ha fatto crescere trovando le nostre passioni. Ho capito che mi piaceva raccontare nei pomeriggi d’inverno lunghissimi che passavo davanti al camino di casa di mia nonna. Erano interminabili, mi sembravano noiosi e adesso sono la cosa che più mi manca nella vita 

Cosa significa per te essere diverso? Ritieni che solo la diversità sia capace di cogliere l’essenza della nostra esistenza?

La diversità è vita e senza di quella non potremmo andare avanti. 

Parlami è un romanzo autobiografico?

Parlami non è autobiografico, la trama è completamente inventata. Ci sono tante cose nell’ambientazione e negli episodi diciamo secondari che ho invece rubato dalla vita vera. 

Stai già lavorando al prossimo romanzo?

Per il momento no, mi godo ancora Parlami!


Il romanzo

Si chiama Alessandro ma per tutti è Gullit, come il calciatore del Milan, anche se parla appena e balbetta, accende le luci di casa durante il giorno, legge i giornali al contrario e non ha neppure un amico.
L’unico a capirlo davvero è il fratello maggiore, capace di varcare i confini di quel mondo chiuso che il ragazzo ha creato per difendersi, fatto di gesti ripetitivi e silenzi incomprensibili. I due crescono insieme sotto il sole di Cesenatico, tra gli ombrelloni colorati del Bagno Beatles, lo stabilimento balneare gestito dai genitori che si accende di allegria in estate per rimanere nascosto nella nebbia d’inverno. Se per il padre il bagno è la chiave per un’esistenza migliore, per la madre le stagioni che si susseguono al lavoro sono sempre più faticose, tanto da spingerla a mandar giù un bicchiere di vino dopo l’altro per tentare di sopravvivere alla tristezza. Quando la pericolosa ambizione del padre trascina l’attività di famiglia in un giro d’affari poco chiaro, il giovane Gullit decide di farsi avanti, rompendo per sempre l’equilibrio delle cose.
Parlami, il commovente esordio di Francesco Zani, racconta con voce limpida e sincera l’arrivo di un bambino speciale capace di scardinare i meccanismi di una famiglia come tante. Un romanzo di formazione delicato e vibrante che ci mostra come l’amore sia capace di superare anche le differenze più profonde, con un protagonista dallo sguardo diverso che entrerà sicuramente nel cuore dei lettori.


L’autore

Francesco Zani è nato a Cesena nel 1991. Dopo la laurea in Filosofia, ha studiato Editoria presso l’università La Sapienza di Roma. Ha lavorato e scritto per la televisione e adesso si occupa di comunicazione. Parlami è il suo primo romanzo.

Pubblicato da laurasalvadori

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